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Avanza l’apartheid, le colpe della Chiesa e della sinistra

L’approvazione del pacchetto sicurezza e soprattutto la debole reazione che si è vista, sia nella fase preparatoria sia oggi a iter concluso, pongono due tipi di questioni: da un lato l’acquiescenza della sinistra parlamentare, dall’altro la flebile voce contraria della Chiesa cattolica….

L’approvazione del pacchetto sicurezza e soprattutto la debole reazione che si è vista, sia nella fase preparatoria sia oggi a iter concluso, pongono due tipi di questioni: da un lato l’acquiescenza della sinistra parlamentare, dall’altro la flebile voce contraria della Chiesa cattolica.

Per essere espliciti: l’una e l’altra sostanzialmente accettano le leggi sostanzialmente razziste approvate dal parlamento. Le critiche e le proteste di questi giorni non avranno seguito, non si traduranno in campagne aperte di contrasto e di ricerca del consenso su una visione non autoritaria, liberale, solidale della questione immigrazione.

Qual è il motivo di questa arrendevolezza? In estrema sintesi, possiamo dire che per la sinistra parlamentare è l’esito finale di uno sbandamento culturale e politico – sul tema dei migranti, della multiculturalità, della sicurezza – che affonda le radici in alcune sciagurate scelte degli anni scorsi (dalla Turco-Napolitano, alla mancata riforma al tempo del governo Prodi, alle ordinanze dei sindaci sul modello fiorentino dei lavavetri).

Per la Chiesa siamo probabilmente di fronte a una cruda scelta di potere: l’establishment della Chiesa si sente tutelato dagli attuali assetti al vertice dello stato e della società e perciò è disposto a tollerare sia le intemperanze sessuali del premier sia la spinta razzista della Lega. Per tenere a bada le coscienze, ci si accontenta di qualche episodico pronunciamento di un vescovo o di un cardinale, degli editoriali di Famiglia Cristiana, del lavoro di base che si fa in tante parrocchie.

Nell’insieme, però, stiamo accettando l’apartheid

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