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Autostrade: i pedaggi aumentano, ma gli investimenti sono fermi

Dal 2009 ad oggi il traffico sulla rete è diminuito ma i ricavi netti da pedaggio sono cresciuti del 20%. Gli investimenti previsti a carico dei concessionari però sono fermi al 69%. La Brebemi, intanto, chiude un altro bilancio in grave perdita

Un tratto dell'autostrada A14

Le autostrade italiane si confermano galline dalle uova d’oro. Lo dimostrano tre dati contenuti nella relazione 2016 della Direzione generale per la Vigilanza sulle concessionarie autostradali del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Partiamo dal traffico: tra 2009 e 2016 i veicoli sulla rete (misurati in milioni per chilometri percorsi) sono lievemente diminuiti, -3% (da 83,8mila a 81,3). Nello stesso periodo, ed è il secondo dato, i ricavi netti da pedaggio sono passati da 4,7 a 5,7 miliardi di euro (su un fatturato che ha superato la soglia dei 6,8 miliardi di euro). Significa +20%. Se il settore frutta, gli investimenti sono ancora molto distanti da quelli promessi nei contratti. Lo riconosce lo stesso ministero: la “spesa progressiva per investimenti nel periodo regolatorio 2008–2016” ammonta a 15 miliardi di euro. Una cifra che “risulta inferiore rispetto alle previsioni riportate dai Piani Finanziari operativi […] pari a 21,7 miliardi di euro”. Tradotto: la percentuale di attuazione è del 69,41%”. E tra 2016 e 2015 il valore degli investimenti è risultato inferiore del 23,9%.

Il traffico sulla rete autostradale italiana (in milioni di veicoli Km percorsi) - fonte ministero delle Infrastrutture, 2016
Il traffico sulla rete autostradale italiana (in milioni di veicoli Km percorsi) – fonte ministero delle Infrastrutture, 2017

Nonostante questi numeri, l’incipit della relazione ministeriale è abbastanza trionfale. “In conseguenza dei significativi investimenti eseguiti nel corso degli anni -si legge-, la rete autostradale dal 2000 ad oggi ha subito una rilevante trasformazione che consente di soddisfare una domanda accresciuta di traffico”. I chilometri “in esercizio” sarebbero 6.023,20 (per il 67% su due corsie), 440 circa in più rispetto al 2000.
Le tratte d’asfalto vengono gestite con modalità diverse. La più rilevante è quella in pancia al ministero delle Infrastrutture che ha affidato a 24 società concessionarie qualcosa come 5.886,6 chilometri di rete, il 97% del totale. Autostrade per l’Italia Spa, da sola, ha in concessione fino al 2038 2,8mila chilometri: dalla A1 Milano-Napoli alla A14 Bologna-Taranto.
Alla categoria “ministeriale” si aggiungono poi le autostrade gestite direttamente da Anas Spa (ad esempio la A3 “Salerno-Reggio Calabria” o la Palermo-Catania), quelle in capo a società partecipate da Anas Spa e ad alcune Regioni (come Pedemontana Lombarda, Brebemi o la Roma-Latina), e infine quelle realizzate da società che hanno come “concedente” una Regione (in Lombardia è il caso ad esempio della Broni–Pavia–Mortara).

In tema di investimenti, le schede iniziali della relazione ministero sembrerebbero riportare una “buona notizia”. “Nel periodo tra il 2000 e il 2017 -spiega- le società concessionarie hanno posto in essere una spesa per investimenti pari a 22,127 miliardi di euro corrispondente ad una spesa d’investimento annuo di 1,301 miliardi di euro”. Senza aggiungere altro. Come detto, però, l’attuazione complessiva è ferma al 69,41%”. Con picchi negativi. L’autostrada del Brennero (314 chilometri) è ad esempio al 54,47%, la Brescia-Padova (235,6 chilometri) al 51,39%, SAT (Società Autostrada Tirrenica) è ferma al 12,50%. Non va meglio per i 127 chilometri dell’A4 Torino-Milano in capo a SATAP (quasi interamente della holding SIAS Spa del Gruppo Gavio), al 63,41% degli investimenti programmati. E se Autostrade per l’Italia risulta al 98,11% del previsto, la “Autocamionale della Cisa Spa” è ferma al 33,01%.

fonte: ministero delle Infrastrutture, 2017
fonte: ministero delle Infrastrutture, 2017

Investimenti a parte, l’attenzione della Commissione europea in materia di concorrenza resta alta. Nella relazione di 642 pagine del ministero c’è un capitolo “diplomatico” intitolato “Rapporto con la Commissione europea”. Il primo paragrafo riguarda la “Società Autostrada Tirrenica Spa” (la A12 “Livorno-San Pietro in Palazzi” e la “Civitavecchia-Tarquinia”), per il 99,93% di proprietà di Autostrade per l’Italia. La Commissione contesta una “presunta incompatibilità con le norme europee sugli appalti pubblici e sulle concessioni”. Motivo? La proroga della concessione: dal 2028 al 31 dicembre 2046. Mentre il dicastero di Graziano Delrio scrive “presunta” prima di “incompatibilità”, il 17 maggio di quest’anno Bruxelles ha “deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per violazione del diritto dell’Unione”.

La A35 “Brebemi” è citata poco nel report. Come detto, non fa riferimento alle Infrastrutture ma a “CAL Spa”, società “concedente” di Anas e Regione Lombardia. La concessionaria invece è la Società di progetto Brebemi Spa, che ha chiuso il bilancio 2016 con una perdita di quasi 50 milioni su un fatturato di 57 e alla voce “patrimonio netto” si ritrova con il segno “meno” davanti a 140 milioni di euro. Nell’aprile 2016, spiega la relazione, “la Commissione europea ha richiesto informazioni in merito alla concessione di un presunto aiuto di Stato”. Brebemi Spa nel suo ultimo bilancio di esercizio continua però a definirlo “contributo pubblico in conto impianti”: 320 milioni di euro da erogarsi tra il 2016 ed il 2029. Un mano pubblica per la “presunta” prima autostrada completamente autofinanziata.

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