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Diritti / Inchiesta

Gli appalti italiani per fermare i migranti in Egitto. Il caso del sistema di identificazione di Hewlett Packard

Il presidente egiziano Abd al-Fattah al-Sisi

A fine 2018, nonostante gli sviluppi sul caso Regeni, il ministero dell’Interno ha rifinanziato la manutenzione del “Sistema automatizzato di identificazione delle impronte” a favore della polizia egiziana realizzato in esclusiva dalla succursale italiana di HP. Scopo: identificare e bloccare i flussi “illegali”. Un appalto milionario (reso pubblico a giugno 2019) che avrebbe “carattere prioritario per la sicurezza nazionale”

Per il settimo anno consecutivo, il ministero dell’Interno italiano si è impegnato a proprie spese a garantire alla polizia dell’Egitto la manutenzione del “Sistema automatizzato di identificazione delle impronte” (AFIS), realizzato nel 2006 dalla succursale Hewlett Packard (domiciliata a Milano) per 5,2 milioni di euro allo scopo di “contrastare l’immigrazione clandestina”. Un appalto milionario lungo le frontiere esterne dell’Europa, dal “carattere prioritario per la sicurezza nazionale”, rinnovato di anno in anno. E che non si può interrompere visto che uno stop potrebbe “creare gravi problemi nell’attività di identificazione dei migranti e nel contrasto all’immigrazione clandestina”.
Le parole sono della Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere, in seno al Viminale, tratte da documenti resi accessibili all’inizio di giugno 2019. Da questi è possibile ricostruire la fornitura del sistema “AFIS” da parte della Hewlett Packard Italiana Srl in Egitto: un caso di scuola tra quelli già ricostruiti nella nostra inchiesta “La frontiera è un buon affare”.

Tutto ha inizio nel dicembre 2006, quando in forza di “accordi internazionali diretti al contrasto dell’immigrazione clandestina”, la Direzione immigrazione del ministero dell’Interno stipula un contratto con la filiale di HP “per la realizzazione di un Sistema automatizzato di identificazione delle impronte (AFIS) per lo Stato dell’Egitto”. Le finalità dichiarate hanno a che fare con “esigenze di identificazione personale correlate alla immigrazione illegale”.

La spesa complessiva per la predisposizione del “Sistema”, come detto, è di 5,2 milioni di euro e il periodo di partnership va dal gennaio 2007 al marzo 2012. Terminata la realizzazione tocca alla sua “manutenzione”, sempre in capo ad HP, puntualmente rinnovata. Gli importi sono rilevanti: 374,5mila euro per il periodo 2013-2014, 251,8mila per il 2014-2015 e così fino ai 492,4mila per il 2018. L’ammontare di questi servizi negli anni supera complessivamente quota 2,3 milioni.

Ed ecco l’ultimo rinnovo. Nell’ottobre 2018, come ogni anno, le autorità egiziane (l’International Cooperation Committee presso il National Security Sector) richiedono al nostro ministero dell’Interno “il rinnovo dell’estensione della manutenzione del sistema AFIS”,“per un ulteriore anno”. La risposta è affermativa. Il Viminale si muove all’istante e il 9 novembre chiede un preventivo alla casa madre di HP in modo da poter garantire “continuità”. In gioco, infatti, ci sarebbero “necessità istituzionali della Polizia egiziana in materia di contrasto all’immigrazione irregolare”. Secondo Human Rights Watch (tra le diverse organizzazioni che da tempo denunciano la violazione dei diritti umani nel Paese), quel corpo avrebbe sistematicamente fatto ricorso negli anni a torture e sparizioni forzate. È uno sfondo tetro. Proprio in quelle settimane, alla fine di novembre 2018, la Procura di Roma ha deciso di formalizzare l’iscrizione nel registro degli indagati di alcuni dei “nove soggetti, tra poliziotti egiziani e agenti del servizio segreto civile, ritenuti coinvolti nell’omicidio di Giulio Regeni” (Amnesty International). All’opinione pubblica vengono assicurate conseguenze sul piano diplomatico. In realtà, quegli eventi non incidono affatto sulla procedura AFIS. A dicembre, infatti, arriva la proposta di HP -391,9mila euro, Iva esclusa- che è ritenuta “congrua” pochi giorni più tardi dal Viminale.

L’aggiudicazione della fornitura del servizio di manutenzione degli apparati del sistema AFIS

In contemporanea, Mauro Palma, Garante per i diritti delle persone detenute o private della libertà personale, denuncia la crescita dei voli di rimpatrio forzato verso l’Egitto: “Nel momento in cui, dopo la conferma della mancata collaborazione delle autorità egiziane nelle indagini sui responsabili della tortura e dell’assassinio di Giulio Regeni, forme di cooperazione istituzionali con l’Egitto vengono sospese -dirà il Garante a metà dicembre 2018-, si ha la sensazione che, viceversa, la collaborazione fra i due Paesi in tema di rimpatri forzati sia entrata in una fase di rilancio”.

Vale lo stesso per AFIS, rispetto al quale peraltro Hewlett Packard non ha concorrenti per via di quello che la Direzione del ministero definisce “un accordo in esclusiva” con la società multinazionale di sicurezza informatica Gemalto (Gruppo Thales). Ed è per ragioni “attinenti alla tutela di diritti esclusivi” e “sulla base del citato accordo in esclusiva”, che l’appalto può essere affidato “unicamente a un operatore economico determinato”. Il 20 dicembre 2018 il direttore centrale Bontempi (lo stesso che respingerà un accesso civico di Altreconomia relativo a un accordo di polizia sui migranti tra Italia ed Egitto) sottoscrive il decreto di aggiudicazione alla Hewlett Packard Italiana Srl per l’importo di 478mila euro (Iva inclusa). Qualsiasi esitazione avrebbe messo a rischio la nostra incolumità, sostiene l’organo del Viminale, “in un momento in cui, in considerazione dell’evolversi della situazione internazionale e dell’aggravarsi dei flussi migratori in atto verso l’Italia, tale tematica (il contrasto dei flussi e l’identificazione dei migranti, ndr) riveste carattere prioritario per la sicurezza nazionale”. Affare fatto.

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