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Diritti

Altro (piccolo) passo verso un trattato internazionale sulle armi

I signori delle guerre

Tratto da Altreconomia 100 — Dicembre 2008

La prima commissione dell’Assemblea generale dell’Onu ha votato a schiacciante maggioranza per un altro piccolo passo verso un Trattato internazionale sui trasferimenti di armi. Il 31 ottobre scorso 147 Stati hanno infatti detto sì alla prosecuzione del percorso che dovrebbe sfociare entro cinque anni in un testo definitivo di Trattato. Rispetto al primo voto dell’ottobre 2006 che ha dato avvio al processo, è aumentato di otto il numero di Paesi favorevoli, con uno spiccato supporto da parte degli Stati africani, del Centro e Sud America e di quelli europei.
Solo gli Stati Uniti e lo Zimbabwe hanno votato contro questo documento, dimostrando di non considerare per nulla il crescente consenso attorno all’ipotesi di un Trattato internazionale che sappia regolare con forza tutti i passaggi del commercio degli armamenti. L’ambasciatore britannico alle Nazioni Unite John Sawers ha commentato questo voto non senza ironia, affermando che l’opposizione di Washington ed Harare al progetto è “una combinazione particolarmente curiosa”, visti soprattutto gli attacchi portati più volte in questi ultimi tempi da George Bush verso Mugabe, considerato un puro e semplice dittatore dal governo Usa. L’ambasciatore ha continuato con l’auspicio “che la prossima amministrazione statunitense riveda il suo approccio sul Trattato e ne riconosca i benefici provenienti soprattutto dalla diminuzione del commercio irresponsabile e illegale”.
Questo traguardo parziale è anche un piccolo successo di tutte le realtà che da anni si battono per un Trattato sul commercio di armi all’interno della coalizione internazionale Control Arms. Una campagna che ha saputo raccogliere oltre un milione di “volti” (oltre 40.000 in Italia, www.controlarms.it) a supporto di un’istanza di controllo sulle armi ormai non più rimandabile. Sono infatti circa 695mila le persone uccise da armi da fuoco da quando il processo di stesura del Trattato è partito presso le Nazioni Unite nel dicembre 2006. Ogni ritardo nell’assunzione di regole forti su questo tema significa quindi perdita di ulteriori vite umane.

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