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Interni

Alla faccia della casta

Dall’inizio del 2013 si susseguono atti intimidatori a danno degli amministratori locali. Auto bruciate, terreni incendiati, minacce, attentati. Le storie di chi ancora prova a resistere _ _ _
 

Tratto da Altreconomia 152 — Settembre 2013

È un’estate calda, e non solo in senso climatico, quella che hanno vissuto diversi amministratori locali del Centro-Sud d’Italia. Purtroppo, dalle pagine di questa rivista, ancora una volta siamo costretti a rilanciare la denuncia dell’Associazione Avviso Pubblico rispetto al ripetersi di atti intimidatori particolarmente pesanti nei confronti di donne e di uomini che rivestono incarichi pubblici in qualità di sindaci, assessori e consiglieri comunali.
È soprattutto la Calabria, la terra dove si registra ancora una volta il maggior numero di episodi. Il primo atto di intimidazione è avvenuto il 2 gennaio di quest’anno, nella città di Rosarno, “regno” delle cosche Pesce-Bellocco, dove all’assessore Teodoro De Maria sono stati tagliati diversi alberi del suo frutteto di kiwi. Ma l’escalation è iniziata nel mese di maggio, alcune settimane prima delle elezioni amministrative. La ‘ndrangheta ha voluto condizionare pesantemente questo fondamentale momento di esercizio della democrazia.
In particolare nella città di Isola Capo Rizzuto, dove si sono susseguiti diversi incendi ad auto e abitazioni di proprietà di amministratori pubblici.
Il primo ad entrare nel mirino è stato Gianluca Bruno, assessore provinciale e candidato sindaco per il Pdl alle elezioni, al quale è stata bruciata l’auto (nella foto). Stessa sorte è toccata ad Antonio Frustaglia, presidente del consiglio comunale. Ai primi di maggio, ai consiglieri comunali Raffaele Martino e Carmine Timpa, sono state incendiate le abitazioni al mare. Le fiamme hanno avvolto anche un fabbricato di proprietà dei familiari di Carolina Girasole, già sindaco di Isola Capo Rizzuto.
Sempre in Calabria, tra maggio e luglio, hanno ricevuto minacce il sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Barile; Giovanni Ramundo, sindaco di Fuscaldo, in provincia di Cosenza, a cui è stata danneggiata la casa di villeggiatura in montagna e sono stati tagliati dodici alberi di proprietà; Tommaso Mittiga, sindaco di Bovalino, a cui è stata incendiata l’automobile. Sei cartucce di fucile sono state lasciate da sconosciuti davanti all’abitazione del sindaco di Bagnara Calabra, Cesare Zappia. A Pizzo Calabro è stato incendiato il portone di ingresso del municipio.

Di questi episodi inquietanti si è data notizia solo a livello locale. La grande stampa nazionale non si è curata minimamente di questa vera e propria emergenza calabrese. Un’emergenza aggravata anche dalle recenti dimissioni di Maria Carmela Lanzetta, sindaco di Monasterace, a cui l’anno scorso erano state bruciate la farmacia e l’automobile. In molti allora sono corsi ad esprimerle vicinanza e solidarietà ma, alla fine, la Lanzetta ha dichiarato di essersi sentita delusa e abbandonata ed ha gettato la spugna. Le sue dimissioni rappresentano un pessimo segnale sul versante della lotta alle mafie. 
Anche in Puglia, nel Lazio e in Campania gli amministratori locali sono sotto tiro. Ai Sindaci di Toritto e di Bitonto, in provincia di Bari, sono state bruciate le auto e sono stati pesantemente minacciati alcuni funzionari comunali. In una città limitrofa, Giovinazzo, il sindaco ha ricevuto una lettera di minacce contenente anche due proiettili, mentre a Melendugno, nel leccese, è stata incendiata l’auto del sindaco, Nicola Potì.

Nel Lazio si sono registrati pesanti atti intimidatori nei confronti del Sindaco di Castel Gandolfo, Milvia Monachesi, e nel mirino sono finiti anche alcuni amministratori locali del comune di Ardea, a partire dal sindaco, Luca Di Fiori.
Monachesi, tre giorni dopo aver inaugurato la cessione a Libera di un bene confiscato alla banda della Magliana, ha ricevuto una lettera di minacce contenente anche due proiettili calibro 22. Di Fiori e il consigliere comunale Franco Marcucci, hanno visto andare in fumo le loro automobili. Nel Lazio la pressione delle mafie si rende evidente anche attraverso questi episodi.

In Campania, al sindaco di Torre del Greco, Gennaro Malinconico, è stata recapitata una lettera di minacce contente anche quattro proiettili, mentre al sindaco di Pontecagno, Ernesto Sica, è stata inviato un messaggio via Facebook: “Dimettiti o ti spariamo”. A Camerota, nel salernitano, un incendio doloso ha distrutto l’aula consiliare del municipio ed ha danneggiato l’archivio comunale.
Di fronte a questi fatti viene da chiedere: siamo proprio sicuri che fare politica in Italia significhi per tutti sentirsi parte di una casta di privilegiati, di super pagati e di super protetti? —
 

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