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Alberghi solidali – Ae 82

“Albergo dei matti numero 0”. Nasce così uno straordinario esperimento di imprenditoria sociale nel settore del turismo Gente che sa sognare. Soprattutto donne. Sarà un caso? Sono trascorsi vent’anni dai primi passi, eppure Renate Goergen, fondatrice e presidente di Le…

Tratto da Altreconomia 82 — Aprile 2007

“Albergo dei matti numero 0”. Nasce così uno straordinario esperimento di imprenditoria sociale nel settore del turismo


Gente che sa sognare. Soprattutto donne. Sarà un caso? Sono trascorsi vent’anni dai primi passi, eppure Renate Goergen, fondatrice e presidente di Le Mat, li ricorda come se fosse ieri, come se fosse passato solo un soffio da quel primo “albergo dei matti” a Trieste. Matti in senso non di incoscienza, ma di malattia mentale. Nasce così l’idea -attuale e bellissima- di una rete di piccoli e medi alberghi gestiti da cooperative sociali, che ne fanno un’occasione di lavoro e di inclusione per persone bandite dai circuiti e dai protagonismi economici. A Trieste, dalla chiusura dell’ospedale psichiatrico. E ogni albergo è -come vedrete in queste pagine- un intreccio di storie diverse, di imprenditori sociali nascenti ma anche di mercato profit tradizionale, di enti locali e quadri normativi che rendono possibile o ostacolano i sogni. Storie incredibili, che meritano di essere conosciute e visitate. Posti dove andare in vacanza, per incontrare non solo i luoghi, i paesaggi, ma appunto le persone. E le loro storie.



L’associazione Le Mat mette radici nel 2004 e dallo scorso anno è anche una cooperativa. Le esperienze che raccontiamo le devono molto. “Tutto nasce a Trieste dalla straordinaria avventura de ‘Il posto delle fragole’, bar, ristorante e luogo di cultura -racconta Renate Goergen-, una cooperativa sociale fondata nel 1979 per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, in particolare per chi veniva dall’ospedale psichiatrico. L’esperienza va così bene che molti arrivano a Trieste per vedere che cosa succede. A partire da questo rapporto con la gente, e dall’entusiamo che ne deriva, ai ragazzi della cooperativa viene in mente che si poteva fare un albergo”. Diversificazione la chiamerebbero gli economisti. Imprenditoria sociale la chiama Renate, che oggi vive a Roma e segue Le Mat, ma allora era a Trieste a fondare il Posto delle fragole, di cui è, ancora oggi, vicepresidente.

L’albergo, l’hotel Tritone, viene inaugurato nel 1991. Finestre sul mare, a pochi minuti dalla stazione, proprio nel luogo dove parte la Barcolana, la storica regata velica: un luogo ideale.

Quel giorno ci sono tutti, il presidente della Regione, le autorità cittadine e la Cassa di risparmio proprietaria dell’immobile, ma per arrivare fin lì c’è voluta una battaglia di tre anni. A un certo punto i giornali locali titolano addirittura: “Il Posto delle fragole contro la Cassa di risparmio”.

All’origine l’hotel Tritone era una piccola pensione, 18 camere (senza bagni ) su due piani, gestita da 40 anni da marito e moglie. Con il contratto d’affitto in scadenza, i due avevano già deciso di andare in pensione, restituendo l’immobile alla Cassa di risparmio e facendosi riconoscere l’avviamento dell’attività. Renate, in una serie infinita di incontri e discussioni, riesce a convincere invece i coniugi a cedere l’attività. (“La Cassa di risparmio -spiega- non ci avrebbe mai concesso la gestione: eravamo pur sempre l’albergo dei matti”). Ci si indebita, ma una volta subentrati si capisce che per avere le licenze necessarie l’immobile deve essere messo a norma; alle cambiali si sommano altri debiti e, come se non bastasse, quando incominciano i lavori si scopre che le strutture portanti sono fatiscenti e che l’albergo deve essere rifatto e sventrato. Panico. Il progetto cambia radicalmente, e Renate si dà da fare per trovare i finanziamenti (anche dagli enti locali) e perché la proprietà dell’immobile (la Cassa di risparmio, oggi Unicredit) faccia la sua parte.

Sono mesi di trattative estenuanti e faticose, ma alla fine i lavori partono. L’esperienza della ricerca dei finanziamenti e delle alleanze, come vedremo, non sarà vana: servirà agli altri “albergatori sociali” di Le Mat che, quasi tutti, vivranno vicissitudini simili. Oggi, come racconta Teresa Bandelli, responsabile dell’hotel Tritone, il meccanismo messo in piedi funziona ancora: “Abbiamo 16 camere con 28 posti letti e 5 persone che ci lavorano più un jolly, con un’occupazione media del 70 per cento”. Di sé, quelli del Posto delle fragole dicono: “Adesso la cooperativa è gestita direttamente dalle persone per le quali è nata. Mai come ora lo scopo sociale è stato così evidente”. “Il lavoro di qualità è divenuto uno strumento per restituire protagonismo, cittadinanza attiva” commenta Renate. I punti di forza dell’esperienza sono la professionalità, la rete di amicizie, conoscenza professionali, passioni e le attenzioni che si aggregano attorno al progetto.

A quel punto perché non provare a replicare l’esperienza? Nel 1998, Renate, che nel frattempo ha cominciato a coordinare progetti più grandi e a occuparsi di progettazione nell’ambito dell’Unione europea, propone la creazione di “una catena di alberghi sociali” e coinvolge una ventina di cooperative sociali di tipo B, quelle cioè che, puntano all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Ottiene un finanziamento Ue, nell’ambito dell’iniziativa Equal. I punti del progetto, che si chiama “Albergo dei matti numero 0”: mettere a fuoco gli elementi di successo e di criticità dell’esperienza triestina per studiare la sostenibilità economica e la replicabilità dell’esperienza in un duplice processo produttivo, di gestione alberghiera e di inserimento lavorativo. “Si trattava -spiega Renate- di trasformare queste persone da assistiti a imprenditori, perché così era successo a Trieste”. Le cooperative si impegnano poi a sperimentare tutto il processo (ricerca della struttura, piano d’impresa, formazione del personale) per aprire l’albergo. Infine il progetto prevede una struttura centrale (Le Mat appunto), una sorta di agenzia di sviluppo per chi, nel mondo dell’impresa sociale, opera nell’ambito turistico. Il progetto Equal dura tre anni e mezzo (2 milioni e 600 mila euro il finanziamento suddiviso tra 24 partner in una ventina di province) e consente di entrare in contatto con decine e decine di altre cooperative, enti locali, esperienze di turismo comunitario. Gente che aveva già provato a sperimentare qualcosa in questa direzione, ma che poi era rimasta isolata per il marketing e la commercializzazione. Oppure immobili rimasti vuoti e inutilizzati dopo le ristrutturazioni finanziate con i fondi del Giubileo del 2000 o con quelli del terremoto. “A quel punto però -dice Renate- abbiamo scoperto perché la piccola e media imprenditoria alberghiera sta morendo in Italia; il grande problema è il valore immobiliare: con 20 o 40 camere, remunerare il valore dell’immobile è impossibile se non fai camere di lusso, e non è quello che avevamo in mente noi. Oppure diventa possibile se si cambiano le regole e i contesti: è un problema politico generale, devono essere trovati, inventati se necessario, strumenti ad hoc per sostenere la piccola imprenditoria, senza assistenzialismo. Allora abbiamo cominciato a tormentare le banche , i consorzi di cooperative, gli enti locali. E abbiamo cominciato a ragionare di ‘franchising sociale’, dove mettere in comune non solo il marchio e le competenze, ma anche la proprietà di tutto ciò. ‘Non si può fare’, ci dicono. Ma ci dicevano così anche negli anni Settanta, quando ci spiegavano che non poteva esistere una impresa sociale. Abbiamo visto come è andata a finire”.



Buona fortuna allora Le Mat. Che guarda anche all’Europa. È già nato www.lemat.coop, e l’associazione esiste in Svezia, Regno Unito (dove il governo ha ripreso e fatto propria l’idea del franchising sociale) e Germania.



La “Tana” ad Assisi

Bello il nome, bello il posto. “La tana libera tutti” (nella foto) ha sede in un borgo storico, Cannara, in provincia di Perugia e a una quindicina di chilometri da Assisi. In un antico convento ristrutturato ha ricavato un ostello con 63 posti (in prevalenza camere multiple e letti a castello), cucina e sala ristorante. “La tana libera tutti”, socia di LeMat, è una cooperativa sociale di tipo B, che si propone, dal 2005 quando è stata fondata dai primi 5 soci, di creare inclusione attraverso nuove opportunità lavorative.  Turismo sociale in Umbria (Perugia, Assisi, Spello, Spoleto, Gubbio, Todi e le altre città d’arte sono lì a una manciata di chilometri), vacanze per bambini, attività per le scuole sono alcune delle attività della cooperativa. Utenti privilegiati i ragazzi e i bambini, ma anche gli adulti “attenti all’integrazione e alla valorizzazione della complessità della natura umana”. Per info: www.latanaliberatutti.it



Da vicino nessuno è normale

Un vero e proprio ostello (per quanto piccolo) in una città come Milano che di queste strutture ne ha davvero poche.  È stato realizzato nelle strutture dell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini dalla cooperativa “La Fabbrica di Olinda”, che è sto in questi anni l’attore principale della riconversione dell’ex ospedale, con l’obiettivo dell’inclusione sociale di persone con problemi psichici. 2 stanze singole, 5 stanze doppie (una matrimoniale), una stanza collettiva (nella foto) con 8 posti letto, 3 bagni pubblici e 2 riservati ai residenti: queste le dimensioni dell’ostello, nato negli anni Novanta dalla necessita di garantire un alloggio anche alcuni degli ex ospiti del Paolo Pini. La combinazione  di accoglienza tra persone esterne e interne ha funzionato così bene da convincere Olinda a trasformare  l’ex convitto in un progetto di accoglienza integrata. Lì accanto c’è anche il bar ristorante “Jodok”. A Olinda si deve anche l’organizzazione della festa del 25 aprile (“Appunti partigiani”) e l’evento clou dell’estate milanese: “Da vicino nessuno è normale”. Per info: www.olinda.org



L’albergo diffuso de “il vagabondo”

L’associazione culturale “il Vagabondo”, (socia Aitr) sta lavorando al primo circuito di ospitalità diffusa nel Sud Italia promuovendo i valori del turismo responsabile e dell’economia solidale. Quindi attenzione verso il consumo critico e l’economia solidale (acquisti tramite Gruppi di acquisto solidale o dai produttori locali, uso di prodotti biodinamici o biologici e del commercio equo e solidale); verso l’ambiente (detersivi biodegradabili, carta riciclata, riduttori di flusso, doppi scarichi, pannelli solari, elementi di bio-edilizia); verso l’altro e il sociale (adesione a campagne sociali e solidaristiche, conoscenza del territorio). Per ogni visitatore si devolve una cifra ad un progetto di sviluppo locale.

Gli alloggi del Vagabondo sono a Napoli e in Campania, nel Salento e nella Sicilia Orientale: una serie di bed & breakfast, piccoli hotel, case e ville selezionati in base alle scelte di gestione. Info: www.ilvagabondo.org



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