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Terra e cibo / Opinioni

Ai campi serve nutrimento

I contadini possono assecondare, con le proprie pratiche, il ciclo della vita del terreno. La fertilità che dà i buoni frutti della natura si prepara in inverno, grazie al compost e a pratiche come il sovescio

Tratto da Altreconomia 143 — Novembre 2012

Dalla finestra gli alberi e le siepi annunciano l’autunno, stagione di semina e di grano. Quando la vita della natura volge all’inverno, ai nostri occhi sembra entrare in letargo. È l’occasione per spiegare a contadini e cittadini come fa la terra a fornire i suoi frutti. Quando si pensa a un terreno, pochi immaginano un organismo vivo, ricco di abitanti che contribuiscono alla sua fertilità come i lombrichi, ma anche azotofissatori, minerali, oligoelementi, humus, microrganismi che-per la maggior parte del tempo- non notiamo. Ma senza fertilità le piante non possono svilupparsi, perché vengono a mancare gli alimenti necessari per crescere bene.
Quando l’agricoltura agro-industriale semina, immette concimi di sintesi chimica composti quasi esclusivamente da azoto, fosforo e potassio, concentrandosi sulla necessità di “produrre”, privilegiando la quantità del prodotto, ignorando la salute della pianta (e del cliente) che dipende da una crescita costante ed equilibrata.
Non si dovrebbe mai concimare pensando solo alle esigenze di pianta e seme, ma nutrendo il terreno in ogni sua parte. Sarà poi la terra a cedere gli alimenti alle nostre coltivazioni, in quella splendida relazione dove ognuno esiste grazie all’altro. Scegliendo di coltivare con il metodo biologico e biodinamico, che rispetta la rotazione base radice-foglia-fiore-frutto, possiamo migliorare una situazione ormai impoverita dall’agricoltura industriale.
La famiglia delle piante fiore asporta spontaneamente dal terreno solo le sostanze necessarie alla sua crescita lasciando il resto alla famiglia di fiori successiva, che utilizzerà gli alimenti rimasti dalla coltivazione precedente, lasciandone a sua volta altri da utilizzare alla famiglia frutto e così via. Questo ciclo mantiene un equilibrio di disponibilità di alimenti, evita la monocultura e produce cibi sani e ricchi dal punto di vista organolettico. Inoltre, se la rotazione è impostata correttamente, a lungo termine il contadino biologico spende meno di quello agro-industriale per nutrire il suo terreno: ci pensano le coltivazioni stesse messe in rotazione a concimare la terra.
Altra pratica indispensabile è il sovescio, che molti agricoltori biologici stanno recuperando: permette di nutrire i campi rispettando il concetto “alla natura una volta si dà e una volta si prende!”; consiste nella semina di una miscellanea di piante (composta da graminacee, leguminose, poligonacee, cereali e brassicacee), fatta crescere sino al momento della fioritura e poi rotta e sminuzzata finemente, lasciata parzialmente macerare sul terreno dai 3 ai 6 giorni secondo la stagione, senza fare muffe, ma nemmeno essiccare troppo, e poi interrata evitando l’aratura. Questa tecnica semplice e secolare ci permette di restituire un concime vegetale, naturale e a basso costo, ricco di alimenti indispensabili. Pensate per un attimo al sottobosco: fertile, soffice, umido, pieno di vita; è un sovescio fatto dalla natura. L’altra prassi fondamentale è il compost animale o vegetale. Quando ho iniziato a fare agricoltura biologica Ivo Totti, grande precursore di questo metodo di coltivazione, mi disse: “Ricorda, se non si è in grado di fare un buon compost, un’azienda biologica non sarà mai sostenibile”. È vero, perché l’obiettivo di un’azienda agricola dev’essere soprattutto l’utilizzo delle materie prime a sua disposizione, creando il più possibile un ciclo chiuso e virtuoso. La compostazione dei letami animali si deve eseguire in primavera e autunno, ammucchiando il letame in un cumulo dalla forma spiovente alto circa 2,5 metri e largo due. Durante la costruzione distribuire ogni 50-60 centimetri uno strato di litotamnio, roccia di fosforite, bentonite e spruzzare con acqua in cui avrete sciolto 50 grammi di lievito di birra per 10 litri d’acqua. Una volta terminato coprite il tutto con rami, paglia o foglie per non far essiccare la superficie; dopo 5/6 mesi avrete il vostro compost organico animale, humus naturale inodore, un alimento completo per la vostra terra. Il compost vegetale è più difficoltoso: va costruito a strati di circa 30 centimetri alternando rami, paglia, foglie, residui vegetali (a volte anche animali) a vegetali verdi, tagli di erba, scarti di orto e avanzi di cucina, distribuendo a ogni strato la stessa miscela del compost animale. L’altezza massima del cumulo non deve superare il metro e dev’essere ben coperto da ramaglie; dopo 5 o 6 mesi avrete il  concime è pronto da utilizzare. Pratiche semplici per un obiettivo importante e indispensabile: mantenere la fertilità della terra, significa mantenere la vita nella terra. Se non la preserviamo, insieme al mantenimento delle sementi e delle biodiversità, perderemo sovranità alimentare. L’agricoltura biologica e biodinamica è una possibilità concreta per conservare in equilibrio le risorse che madre natura ci ha dato. —

* MAURIZIO GRITTA. CONTADINO. FONDATORE DI IRIS, SOCIETà COOPERATIVA AGRICOLA DI PRODUZIONE E LAVORO (www.irisbio.com)

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