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Aerei spia e satelliti: l’Italia continua a finanziare l’industria bellica israeliana

Un G550 CAEW dell'Aeronautica militare italiana © Jeroen van Veenendaal/Defensie, CC0, via Wikimedia Commons

A metà aprile il Governo Meloni ha trasmesso al Parlamento lo schema di un decreto che riguarda la trasformazione di jet civili in aerei spia con assetto militare, grazie alla tecnologia dell’azienda israeliana Elta Systems Ltd. Entro il 26 maggio, la commissione Difesa del Senato dovrà esprimersi. “È una forma di sostegno economico e simbolico a un governo che continua a calpestare il diritto internazionale”, denuncia il Coordinamento No Riarmo

Mentre l’esercito israeliano continua a bombardare la Striscia di Gaza, l’Italia si appresta ad acquistare tecnologia di Tel Aviv per dotare una flotta di aerei spia. Lo scorso 15 aprile il ministro della Difesa Guido Crosetto ha infatti trasmesso al Parlamento lo schema di un decreto ministeriale (Smd 19/2024) per la “progressiva implementazione di suite operative multi-missione multi-sensore (Mmms) su piattaforma condivisa Gulfstream G550”. Entro 40 giorni, quindi entro il 26 maggio, la commissione Difesa del Senato dovrà esprimere il suo parere, approvare il decreto o rifiutarlo. Intanto il 6 maggio la commissione Bilancio della Camera ha approvato lo schema, come fa notare Peacelink, senza dibattito e in appena cinque minuti. 

Si tratta in realtà della terza fase di un progetto pluriennale che prevede la trasformazione di jet civili Gulfstream G550 (in gergo militare “green”) in aerei spia con assetto militare, grazie alla tecnologia dell’azienda israeliana Elta Systems Ltd, facente parte del gruppo Israel aerospace industries (Iai), per un costo complessivo di oltre tre miliardi. Le fasi precedenti sono già state avviate e approvate. 

Le tecnologie Elta System per la sorveglianza, la guerra elettronica e l’individuazione dei target, sono esportate in tutto il mondo a eserciti nazionali e paramilitari, oltre a essere ampiamente usate dall’esercito israeliano sul popolo palestinese e sugli altri popoli considerati “nemici”. Il legame tra Elta e l’esercito israeliano è strettissimo, tanto che il personale proviene da unità di élite delle Forze di difesa israeliane (Idf) o ancora vi presta servizio. 

I primi due aerei spia G550 CAEW (Conformal airborne early warning) sono stati consegnati da Israele all’Italia nel 2016, configurati da Elta System con funzioni di sorveglianza aerea, comando e controllo, modello. Questi due aerei sono ora in dotazione al 14esimo Stormo a Pratica di Mare (RM) e già operativi. 

In base a un accordo bilaterale, oltre ai due aerei spia, l’Italia ha acquistato da Israele anche un satellite militare ottico OPTSAT 3000 e in cambio Tel Aviv ha comprato dall’Italia trenta aerei addestratori Alenia Aermacchi M-346 (la cui vendita da parte di Leonardo Spa è stata al centro di un’inchiesta di Altreconomia). 

Nel 2020, con lo schema ministeriale di decreto SMD 3/2020, è iniziato poi il programma per l’acquisto e l’implementazione di ulteriori otto aerei spia in assetto Full mission capable (Fmc), dove si integrano i sistemi di sorveglianza Caew, a quelli di guerra elettronica, intercettazioni e intelligence. Sono stati quindi acquistati sei Gulfstream G550 civili da convertire a militari, e due Gulfstream già configurati in assetto militare. Questa fase è costata allo Stato 1,223 miliardi di euro. Gli aerei sono stati consegnati a Pratica di Mare, dove avviene il supporto logistico integrato. 

Nel decreto 3/2020 si fa ampio riferimento agli accordi bilaterali (Gov to Gov) tra Italia e Israele, al Memorandum of understanding (Mou), e agli accordi tra aziende italiane (Leonardo), israeliana (Elta System) e statunitense (L3 Harris) con la previsione di “accordi per allargare il coinvolgimento di altre aziende israeliane”. 

La seconda fase del programma (SMD 37/2021) prevede la trasformazione in versione militare di quattro dei sei velivoli civili “green” (già acquistati nella prima fase), sempre con tecnologie della Elta System. Questa tranche è costata al nostro Paese ulteriori 925 milioni di euro. 

La terza fase (SMD 19/2924) è quella attuale, precedentemente stimata in un costo pari a 994 milioni di euro, e ora aumentata a 1,632 miliardi. Prevede la conversione operativa (militare) degli ultimi due velivoli civili, l’acquisto di un ulteriore velivolo (l’undicesimo) per sperimentazioni e test di intelligence, e la costruzione della cittadella Istar a Pratica di Mare: nuovi hangar, palazzine e connettività satellitare, per dare supporto logistico alla flotta degli undici aerei spia. Anche lo schema di decreto 19/2024 come i precedenti, prevede “accordi di collaborazione intergovernativa, sulla base dei vecchi schemi con i Paesi che dotano di questi assetti”. 

Il Coordinamento No Riarmo è stato il primo a dare l’allarme sulla richiesta del ministero: “Questa commessa si inserisce nel contesto gravissimo di violazioni dei diritti umani e crimini di guerra nella Striscia di Gaza -spiega Alessandro Marescotti, attivista e fondatore di Peacelink-. Acquistare tecnologia militare da Israele è una forma di sostegno economico e simbolico a un governo che continua a calpestare il diritto internazionale e la dignità del popolo palestinese. Mancano ancora pochi giorni prima che il Parlamento approvi. Scriviamo tutti ai membri delle Commissioni difesa di Camera e Senato per chiedere di fermare quest’acquisto, come primo passo concreto per rompere la complicità con l’occupazione e sostenere davvero i diritti del popolo palestinese”. 

Per ora hanno risposto all’appello i parlamentari di Avs e del Movimento 5 Stelle, annunciando il voto contrario. “Finanziare una delle industrie militari più coinvolte nei crimini commessi a Gaza è una follia -ha dichiarato Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde-. Chi oggi vota a favore di questo programma, si assume la responsabilità politica e morale di finanziare l’industria bellica di chi commette crimini contro l’umanità”. Anche i capigruppo M5S delle commissioni Difesa di Senato e Camera, Bruno Marton e Marco Pellegrini, si sono detti contrari: “Chiediamo al governo di sospendere questo programma almeno fino a quando Israele non fermerà i suoi crimini di guerra e contro l’umanità a Gaza”. 

Secondo il Codice di ordinamento militare, se le Commissioni esprimono parere contrario, il governo dovrà trasmettere nuovamente alle Camere lo schema di decreto corredato delle necessarie controdeduzioni. Se continua il parere contrario delle commissioni (a maggioranza assoluta dei componenti), motivato con la mancata coerenza con il Documento programmatico pluriennale della difesa (Dpp), il programma non sarà adottato. 

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