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Ad Ancona i cittadini si battono contro l’ampliamento del porto

Una nave da crociera Viking in allestimento alla Fincantieri di Ancona. Nelle grandi città portuali di solito le banchine sono lontane dagli insediamenti residenziali, mentre ad Ancona il porto è situato davanti al centro storico. Sullo sfondo a destra, svetta infatti il Duomo di San Ciriaco © Alex Giuzio
Tratto da Altreconomia 281 — Maggio 2025

Al termine del molo Clementino di Ancona c’è un grande ritratto di Monica Vitti. Dipinto nel 2016 dall’artista Icks, il murale si trova sotto la lanterna rossa filmata da Mario Monicelli nel film “La ragazza con la pistola”, in cui l’attrice recitava il ruolo della protagonista. Oggi è scolorito dal tempo e un’inferriata impedisce di avvicinarsi a più di 40 metri. “Fino a pochi anni fa l’accesso era libero e si poteva guardare il tramonto sul mare. Presto questo luogo non ci sarà più”, racconta Giacomo Zacconi del comitato Porto-città Ancona, fondato nel 2022 per opporsi all’ampliamento del porto del capoluogo marchigiano.

Il molo Clementino è il simbolo della lotta contro il progetto, voluto dall’Autorità portuale dell’Adriatico centrale. L’intervento prevede la costruzione di una banchina di 7.400 metri quadrati al posto della lanterna rossa, un nuovo terminal passeggeri di 2.600 metri quadrati e vari altri edifici e infrastrutture. L’investimento complessivo è di circa 40 milioni di euro, di cui 22 finanziati dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, e permetterà di aumentare il numero e la dimensione delle navi da crociera che attraccano davanti al centro città. I fondali saranno dunque dragati per adeguarsi al maggiore pescaggio delle imbarcazioni (ovvero l’altezza della parte che rimane immersa nell’acqua, ndr).

Oggi ad Ancona possono approdare solo le navi inferiori ai 2.500 passeggeri, considerate di “media stazza”. Secondo i dati dell’Autorità portuale, nel 2024 hanno toccato la città 56 navi da crociera, otto in più dell’anno precedente. I crocieristi sono stati 104.419, mentre nel 2023 erano 87.827 per 48 navi. A questi si sommano i passeggeri dei traghetti, che superano gli 800mila annui e rendono il porto di Ancona il secondo in Italia per il traffico quotidiano di traghetti internazionali. Il capoluogo marchigiano è la base principale per raggiungere Grecia, Croazia e Albania via mare, ma ha anche un importante volume di merci verso l’Est Europa: oltre 9,5 milioni di tonnellate nel 2024.

Tutte queste grandi navi a motore sono la principale causa dell’inquinamento atmosferico di Ancona, che si trova al 309esimo posto della classifica sulla qualità dell’aria tra le 372 città europee con più di 50mila abitanti, pubblicata lo scorso agosto dall’Agenzia europea per l’ambiente. Una ricerca sugli effetti delle emissioni inquinanti sulle malattie respiratorie e cardiovascolari ad Ancona, uscita a ottobre 2023 sulla rivista Bmc, ha attribuito 107 morti premature annue all’eccessiva esposizione alle polveri sottili come il particolato (PM10 e PM2.5) e il biossido di azoto (NO2), le principali sostanze inquinanti prodotte dalle grandi navi. L’incidenza del cancro ai polmoni è superiore del 15% tra i cittadini che vivono vicino al porto, mentre i rischi di mortalità cardiovascolare e respiratoria sono maggiori del 24% e 38% rispetto alla media.

Gli anconetani respirano da vicino l’inquinamento delle navi. Nelle grandi città portuali, di solito le banchine sono lontane dagli insediamenti residenziali, mentre ad Ancona il porto è situato davanti al centro storico. Il motivo ha origini millenarie: trovandosi nella parte più interna del suo golfo, la città gode di un riparo naturale dal moto ondoso e per questo fu scelta dai greci nel IV secolo avanti Cristo come base per i propri traffici commerciali. Da allora il porto si è sempre sviluppato in diretta continuità con la città.

Questa storia stratificata è visibile dalle mura antiche e dai monumenti come l’arco di Traiano del II secolo e la Mole Vanvitelliana del XVIII secolo, situati a pochi metri dalle banchine. Qui l’impero romano avviò anche la costruzione di imbarcazioni, un’attività che è proseguita ininterrotta in ogni epoca storica. Fincantieri ha aperto il suo stabilimento nel 1966 e, agli inizi di aprile 2025, sta ultimando un’enorme nave per la Viking, una compagnia crocieristica finlandese. Secondo l’Autorità portuale, al porto di Ancona lavorano oltre 6.500 persone, di cui circa 3.600 nella cantieristica navale.

L’incidenza del cancro ai polmoni è superiore del 15% per chi vive vicino al porto, mentre i rischi di mortalità cardiovascolare e respiratoria sono maggiori del 24% e 38% rispetto alla media

L’infrastruttura contribuisce nel complesso al 2,7% del Pil delle Marche ma è anche una presenza ingombrante e conflittuale. Dal Duomo di San Ciriaco si può vedere l’estrema vicinanza tra il porto industriale e il centro abitato. La cattedrale è stata costruita intorno all’anno mille sul colle Guasco, a 72 metri di altezza a picco sul mare. Le grandi navi di Msc, la compagnia crocieristica di stanza ad Ancona, vanno dai 54 ai 75 metri di altezza: quando sono ormeggiate al porto, la loro stazza copre l’intero centro e i lampioni serali illuminano i fumi tossici che escono dai collettori. Anche quando sono ferme, le navi tengono i motori accesi per alimentare i servizi di bordo. Il sito dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpam) pubblica ogni giorno i dati sulle polveri sottili. Ad Ancona i valori superano di rado i limiti di legge.

“Tuttavia i dati sono sottostimati. La centralina è situata nel parco della Cittadella, molto lontano dal porto e dove non passano nemmeno i veicoli a motore -racconta ad Altreconomia lo pneumologo Floriano Bonifazi, coordinatore dello studio indipendente “Progetto inquinamento Ancona” che ha collocato una centralina mobile nel quartiere Palombella, davanti al porto-. I dati di PM10 sono stati superiori del 50% e quelli di NO2 del 70% rispetto a quelli rilevati da Arpam”. I picchi si registrano quando arrivano le navi da crociera che, sostiene lo studioso, “in un giorno inquinano quanto 150mila auto”. A queste si aggiunge l’intenso traffico di macchine e camion che attraversano la città per imbarcarsi in traghetti e portacontainer.

Il “Progetto inquinamento Ancona” ha calcolato un flusso dai 3.500 ai diecimila mezzi a motore al giorno. L’ampliamento del porto permetterà l’attracco di 130 navi da crociera all’anno, rispetto alle attuali 56, e con dimensioni maggiori. Oggi la nave più grande che approda ad Ancona è la Msc Lirica, 275 metri di lunghezza e 58 di altezza, per 2.600 passeggeri e 700 membri dell’equipaggio. A lavori conclusi potranno ormeggiare navi come la Msc Meraviglia, 315 metri di lunghezza per 75 di altezza, con capacità di 5.600 passeggeri e 1.600 membri dell’equipaggio. I traghetti saranno spostati di qualche decina di metri. Msc ha chiesto all’Autorità portuale una concessione di 35 anni per costruire e gestire il nuovo terminal crocieristico, offrendo un canone di 50mila euro all’anno più 30 centesimi per ogni passeggero, oltre a farsi carico di edificare la struttura. L’istanza scadeva il 18 marzo e non sono state presentate domande concorrenti.

Patrizia Santoncini del comitato Porto-città Ancona, fondato nel 2022 per opporsi all’ampliamento del porto del capoluogo marchigiano © Alex Giuzio

Per quanto riguarda il banchinamento del molo Clementino, il progetto è in attesa delle valutazioni d’impatto ambientale e strategica da parte del ministero dell’Ambiente, necessarie affinché l’Autorità portuale possa avviare i lavori. Il piano prevede l’elettrificazione delle banchine, in modo che le imbarcazioni possano alimentare i servizi di bordo senza dover tenere i motori accesi durante l’ormeggio, ma non è chiaro se tutte le navi saranno predisposte per allacciarsi alla rete elettrica. Altreconomia lo ha chiesto a Msc, senza però ricevere risposta. Il presidente dell’Autorità portuale Vincenzo Garofalo ha riferito che “l’approvazione del progetto passa necessariamente per soluzioni di mitigazione e abbattimento delle emissioni, non solo delle navi, ma anche del traffico veicolare generato dal nuovo terminal”, ma non è sceso nei dettagli delle misure da intraprendere.

L’ampliamento del porto di Ancona è stato sostenuto dalla precedente sindaca Valeria Mancinelli (Pd), dal viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi (Lega) e dal presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli (Fratelli d’Italia). A maggio 2023, per la prima volta, ad Ancona le elezioni sono state vinte al ballottaggio dal centrodestra. L’attuale sindaco Daniele Silvetti (Forza Italia) ha espresso critiche e dubbi sul progetto, mentre la sua sfidante di centrosinistra, l’ex assessora al porto Ida Simonella, era favorevole. Dopo nove mesi ai banchi dell’opposizione in consiglio comunale, Simonella si è dimessa e ha iniziato a lavorare per la Frittelli maritime group, uno dei più importanti armatori di Ancona. “La posizione ufficiale di questa amministrazione è di netta contrarietà all’opera -dice il sindaco Silvetti-. Siamo molto preoccupati per i risvolti ambientali e sanitari. Tuttavia, le decisioni su questo tema non competono al Comune, bensì al Piano regolatore del porto”. Quest’ultimo è però redatto dall’Autorità portuale, essendo demanio marittimo. Secondo Patrizia Santoncini del comitato Porto-città, “è ingiusto che un ente non eletto dai cittadini abbia il potere di decidere sul futuro di Ancona”.

Contro il progetto è stato presentato anche un esposto alla Soprintendenza, firmato dall’associazione Verdi ambiente e società, che ha denunciato la pericolosa vicinanza delle mega navi ai monumenti storici situati nello scalo dorico. Lo scorso settembre un migliaio di persone ha partecipato a un corteo contro il progetto, ma l’Autorità portuale è intenzionata ad andare avanti.

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