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Economia / Attualità

“Acqua in Borsa: no grazie”. La petizione del Forum italiano dei movimenti per l’acqua

Il Forum chiede al governo italiano (uscente) di prendere posizione contro la quotazione dell'”anima blu della vita” a Wall Street. E avanza proposte sempre attuali per applicare quanto deciso dal referendum del 2011, come l’approvazione della legge sulla gestione pubblica ancora bloccata alla Camera e investimenti per la riduzione drastica delle perdite

Una bandiera dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua scattata a giugno 2011 in occasione del referendum sull'acqua pubblica - © Flickr

“Acqua in Borsa: no grazie”. Il Forum italiano dei movimenti per l’acqua si schiera a fianco del Relatore Speciale delle Nazioni Unite per il diritto umano all’acqua, Pedro Arrojo-Agudo, che l’11 dicembre 2020 ha espresso “grave preoccupazione” per la notizia che l’acqua, come una qualsiasi altra merce, verrà scambiata nel mercato dei “futures” della Borsa di Wall Street. Il Forum lo ha fatto tramite una petizione lanciata a gennaio e indirizzata al governo italiano. Sei richieste attuali anche dopo l’uscita di scena dell’esecutivo Conte: prendere posizione ufficialmente contro la quotazione dell’acqua in Borsa, approvare la proposta di legge “Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque” in discussione presso la commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera, sottrarre ad Arera le competenze sul servizio idrico e di riportarle al ministero dell’Ambiente, investire per la riduzione drastica delle perdite nelle reti idriche, salvaguardare il territorio attraverso investimenti contro il dissesto idrogeologico, impedire l’accaparramento delle fonti attraverso l’approvazione di concessioni di derivazione che garantiscano il principio di solidarietà e la tutela degli equilibri degli ecosistemi fluviali.

“La quotazione dell’acqua in Borsa è la conclusione di processi di mercificazione e privatizzazione avviati da anni. Ora sono arrivati al loro culmine. Abbiamo lanciato questa petizione per fare emergere la notizia in Italia e abbiamo chiesto all’esecutivo di prendere una posizione al riguardo per evitare che lo stesso accada anche da noi”, spiega ad Altreconomia Paolo Carsetti, coordinatore del Forum. L’organizzazione -che riunisce comitati territoriali, sindacati, associazioni e singoli cittadini che si battono per l’acqua bene comune e per la sua gestione pubblica- si è unita alle preoccupazioni espresse dal Relatore speciale dell’Onu sul diritto all’acqua Pedro Arrojo-Agudo. Il professore emerito di analisi economica all’Università di Saragozza, vincitore del Goldman Environmental Prize nel 2003, lo scorso dicembre aveva sottolineato le forti criticità dovute alle crescenti forme di privatizzazione che rendono l’acqua un bene economico da scambiare, una commodity, sottoponendola alle logiche del profitto. L’operazione speculativa rischia di rendere vana la risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu del 2010 sul diritto umano all’acqua in un contesto dove il suo accesso non è garantito in modo universale. Secondo i dati delle Nazioni Unite oggi un miliardo di persone non ha a disposizione acqua potabile mentre tra i tre e i quattro miliardi di individui non ne dispongono in quantità sufficiente.

La petizione del Forum, che ha raccolto oltre 9mila firme, non si limita alla richiesta di una presa di posizione ma sottolinea la necessità di intervenire anche in Italia a dieci anni dal referendum del 2011 con cui i cittadini si erano espressi contro la possibilità di privatizzare la gestione dei servizi idrici. “Ora ci troviamo in una fase di stallo. La legge per la gestione dell’acqua pubblica (‘Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque’, ndr) è ancora ferma nella Commissione ambiente della Camera. È bloccata e denunciamo l’assenza di volontà politiche che facciano avanzare la situazione”, prosegue Carsetti. “Dalla lettura del Piano di ripresa e resilienza non sembrano emergere prospettive diverse. Al contrario si desume un rilancio dei processi di privatizzazione. Il Recovery Plan allarga l’ambito di competenza di alcune aziende multiservizio quotate in Borsa che gestiscono servizi fondamentali come l’acqua, i rifiuti, la luce e il gas”, aggiunge.

Il Forum chiede inoltre di investire per ridurre le perdite delle reti idriche e salvaguardare il territorio dal dissesto idrogeologico. “Nella petizione chiediamo di impedire che ci sia un affidamento diretto delle fonti idriche, come si è già verificato in alcune Regioni tra cui il Piemonte, attraverso l’approvazione di concessioni che tutelino le risorse idriche”, afferma Carsetti. “Si tratta di misure che danno valore a quanto deciso nel referendum di dieci anni fa. È infatti importante ricordare che, accanto i processi di privatizzazione, negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a molte rimunicipalizzazioni della gestione del servizio idrico come il caso di Parigi. E questo è stato ottenuto grazie alla pressione delle organizzazioni e dei movimenti dei cittadini”.

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