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Economia / Attualità

Acqua bene comune: quando la controparte è un’autorità pubblica

Il governo Gentiloni intende prorogare il mandato dell’“Autorità di regolazione per energia reti e ambiente” (Arera), scaduto lo scorso febbraio. Per il Forum italiano dei movimenti per l’acqua in tema di servizio idrico integrato “è necessaria una radicale inversione di tendenza” e la gestione dovrebbe tornare al ministero dell’Ambiente

Lunedì 7 maggio la Commissione speciale e l’aula della Camera sono convocate per discutere il decreto legge 30/2018, con cui il Governo Gentiloni intende prorogare il mandato dell’“Autorità di regolazione per energia reti e ambiente” (Arera). Fino allo scorso anno la conoscevamo come “Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico”, ma dal primo gennaio 2018 questo organismo indipendente, istituito nel 1995, è diventato “Arera” e il mandato dei suoi componenti (che dura sette anni) sarebbe scaduto l’11 febbraio scorso. Il decreto -intitolato “Misure urgenti per assicurare la continuità delle funzioni dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente”- prevede che i componenti continuino a esercitare le proprie funzioni di ordinaria amministrazione e gli atti “indifferibili e urgenti”, fino alle nuove nomine e comunque “non oltre il novantesimo giorno” dall’insediamento del nuovo Governo.

Per il Forum italiano dei movimenti per l’acqua la convocazione della Commissione speciale di lunedì è l’occasione per ribadire un giudizio negativo sull’operato dell’Autorità sul servizio idrico integrato e chiedere che queste competenze, oggi in capo ad Arera, tornino al ministero dell’Ambiente. “No alla proroga, fuori l’acqua da Arera!” è infatti il messaggio che il Forum ha invitato a mandare ai deputati, in vista della discussione di lunedì.
“Fin dal 2012, quando ha predisposto il nuovo metodo tariffario, Arera è diventata una controparte per il movimento che considera l’acqua un bene comune”, spiega Paolo Carsetti del Forum italiano per l’acqua bene comune. Secondo il Forum, infatti, l’Autorità non ha rispettato l’esito del referendum sull’acqua del 2011: “I profitti garantiti sono stati reinseriti sotto mentite spoglie, chiamati ‘costo della risorsa finanziaria’, e gravano sugli utenti, eludendo il divieto di fare profitti sull’acqua sancito dal referendum”.
“Contro questo meccanismo abbiamo messo in campo un’azione legale”, spiega Carsetti, ma il Consiglio di Stato ha dato ragione all’Autorità. Il Forum ha comunque continuato la sua azione di critica alla nuova tariffa, puntando i riflettori sui bilanci: “I dati finanziari delle grandi aziende multiutilities quotate in borsa dicono che i profitti sono in continua crescita, a prescindere dalla voce tecnica inserita in tariffa. È quindi evidente come il nuovo metodo tariffario abbia garantito la massimizzazione dei profitti”. Un effetto è stato che “se guardiamo l’indicatore della redditività di queste aziende, vediamo che gli investimenti si sono ridotti, mentre i dividenti e i profitti per gli azionisti sono aumentati”, sottraendo investimenti nel servizio.

Un’altra critica che viene fatta dal Forum ad Arera riguarda il meccanismo dei conguagli tariffari, con cui l’Autorità “ha avallato l’esproprio di milioni di euro, attuato con l’addebito sulla bolletta dell’acqua di un illegittimo ‘conguaglio ante 2012’, producendo incassi per decine di milioni di euro per i gestori, senza alcun riscontro rispetto al servizio offerto”, spiega Carsetti. Un punto sul quale i giudici di pace di Torino e La Spezia hanno dato ragione al Forum, ritenendo illegittimo il conguaglio e condannando le aziende idriche a restituirlo agli utenti.
Secondo il Forum, in materia di servizio idrico integrato “è necessaria una radicale inversione di tendenza”, possibile con “la ripubblicizzazione del servizio e un nuovo sistema di finanziamento, basato non solo sulla tariffa, ma anche su finanza pubblica e fiscalità generale”. Così si potrebbe “destinare gli utili delle società di gestione a un grande piano di sostituzione delle reti idriche colabrodo e alla tutela delle fonti; incentivare l’ammodernamento degli impianti di irrigazione in agricoltura e l’utilizzo delle acque piovane e sostenere la realizzazione di reti idriche duali e l’installazione di dispositivi per il risparmio idrico nell’edilizia di servizio, residenziale e produttiva”.

Un passo in questa direzione sarebbe anche far tornare le competenze sul servizio idrico integrato al ministero dell’Ambiente, che “potrebbe garantire una fornitura realmente super partes”, dice Carsetti. Per chiedere questo ritorno al ministero e “lo scioglimento del settore idrico di Arera”, che “ha dimostrato di non tutelare né il servizio idrico né gli utenti”, è possibile sostenere l’azione del Forum scrivendo ai deputati una mail con il testo pubblicato sul sito acquabenecomune.org.
 Un’occasione per fare pressione dal basso al Governo per una gestione dell’acqua più “trasparente, equa e giusta”, verso la decisione della Commissione speciale del prossimo lunedì.

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