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Cultura e scienza / Attualità

A Resilienze Festival l’arte mostra i fili invisibili tra l’uomo e l’ambiente

Da giovedì 10 settembre fino a domenica 13, dibattiti e presentazioni per riflettere su come cambia il Pianeta e sperimentare nuove forme di conoscenza della natura. Al via a Bologna la nuova edizione della rassegna organizzata da Kilowatt

© RE-ANIMATED by Jakob Kudsks Stenseen VR. Una delle opere in mostra a Resilienze Festival

Sulle pareti del Voltone Potestà di Piazza Maggiore, a Bologna, si potranno osservare i cristalli multiformi del grano antico, proiettati dal microscopio a uno spazio pubblico. Nella Gabbia del Leone, invece, un paio di occhiali 3D faranno vedere come una molecola di glutine diventa albero. Realizzate dal collettivo Bepart, sono alcune delle opere artistiche in mostra a Resilienze Festival, in partenza giovedì 10 settembre nel capoluogo emiliano. Una quattro giorni di incontri, dibattiti, presentazioni di libri e installazioni che vuole riflettere sulle trasformazioni planetarie mostrando le connessioni tra ambiente, società e cultura, e interrogando i linguaggi dell’arte per esplorare punti di vista alternativi. Il primo atto, chiamato “La semina”, sarà seguito da altri due momenti di incontro: “Coltivare con cura”, da novembre fino ad aprile 2021 con appuntamenti online, e “Il Raccolto” a maggio, di nuovo all’aria aperta.

Per la sua quarta edizione Resilienze, ideato e prodotto dall’organizzazione Kilowatt, ha deciso di dedicare spazio agli artisti contemporanei che attraverso gli strumenti della realtà aumentata e virtuale stanno affrontando i temi dell’ambiente, dei cambiamenti climatici e della gestione delle risorse. Insieme alla collaborazione con Hera e il VR Pavillion, ha creato uno spazio dedicato alle nuove tecnologie utilizzate per indagare le tematiche ambientali e fili invisibili che legano uomo e ambiente. Selezionate da Sara Tirelli, quattro opere di realtà virtuale faranno immergere nell’ambiente in un’esperienza pratica di conoscenza della natura. Come il caso di “Submerge”: opera di David Kienpointner, Nathaniel Nutt, Moritz Riedl, Konrad Sonne, rappresenta le conseguenze dell’inquinamento proiettandole in un futuro dove attività umane ancora sconosciute, effetto di instabilità economiche e sociali, hanno portato all’inondazione dell’Europa centrale. O “Animalia Sum”, realizzata da Bianca Kennedy and The Swan Collective, in cui si spinge l’osservatore ad assumere il punto di vista degli animali in un futuro dove gli insetti rappresentano la principale fonte di sostentamento.

Gli artisti in scena “impongono il tema della relazione tra arte, scienza e cultura, una questione centrale nell’arte contemporanea. Ma Resilienze ha soprattutto il pregio di portare in uno spazio pubblico la visione di come oggi le nuove tecnologie condizionano la produzione artistica”, commenta ad Altreconomia Marco Mancuso, uno dei relatori dell’evento “Vedere e immaginare: ambiente e cambiamento nello sguardo dell’arte”, fondatore e direttore della piattaforma internazionale Digicult e docente di Fenomenologia dell’arte contemporanea e culture digitali alla NABA di Milano. “La realtà aumentata e virtuale rendono la fruizione dell’arte una pratica corporea e immersiva, uno strumento di conoscenza che parte dalla fisicità”, prosegue. “Dare chiavi di lettura del presente è ancora oggi la prima ambizione dell’arte. Oggi può spingere a riflettere sui cambiamenti ambientali indicando un cambiamento verso lo sviluppo di modelli di vita sostenibili”.

Presenti anche Sara Michieletto ed Elisabetta Zavoli in “Amazonas“, una performance in cui attraverso suoni e immagini le due artiste porteranno lo spettatore a rimpicciolirsi, percependo la foresta come fosse un insetto. L’obiettivo è suscitare una riflessione collettiva sulla necessità di abbracciare punti di vista “altri” rispetto all’umano e accrescere la consapevolezza sulle conseguenze che il cambiamento climatico e le nostre scelte quotidiane hanno sulla biosfera.

Accanto al ruolo ricoperto oggi della tecnologie -affrontato anche nell’incontro con Adam Ardvisson, professore di Sociologia della globalizzazione e dei nuovi media all’Università Statale di Milano, e autore di “Changemaker? Il futuro industrioso dell’economia digitale”, si parlerà anche di disuguaglianze economiche, sociali e territoriali e delle proposte per superarle. Temi affrontati nell’incontro “Per un futuro più giusto”, giovedì 10 settembre, moderato da Luca Martinelli e che vede come ospiti Fabrizio Barca, il coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, Elly Schlein, vicepresidente Regione Emilia Romagna e assessore al contrasto alle diseguaglianze e transizione ecologica, Marco Chinazzo, produttore di vini e sindaco di Gorzegno, e Corrado Dottori, vignaiolo e autore.

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