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Interni / Reportage

A Pisa residenze di lusso al posto dell’ex asilo, nel centro storico dove mancano i servizi

La facciata dell'ex asilo Coccapani di Pisa © Luca Martinelli

Dopo dieci anni di abbandono, il Comune ha svenduto l’immobile del “Coccapani” che dagli anni Trenta ospitava servizi sociali ed educativi. Ad acquistarlo una società appena nata con 200 euro di capitale e che ha già pubblicato i rendering degli “appartamenti di pregio” fino a oltre cinquemila euro al metro quadrato. La denuncia del gruppo “Una città in Comune”

Il suffisso “ex” davanti al nome dell’asilo Coccapani è comparso solo nel 2014, quando tutte le attività educative hanno abbandonato questo immobile nel centro storico di Pisa, a poche centinaia di metri da Borgo Stretto e dal Ponte di Mezzo, ma anche dalla Piazza dei Cavalieri che ospita la sede della Scuola Normale Superiore.

Cinquant’anni fa, nel dicembre del 1975, l’edificio è pervenuto al Comune di Pisa con il trasferimento delle proprietà intestate alla disciolta Omni (l’Opera nazionale maternità e infanzia): la struttura, nata alla fine degli anni Trenta come Casa della madre e del bambino, ente assistenziale in epoca di regime fascista, ha sempre risposto a esigenze di interesse pubblico, prima di carattere sanitario (con il compito di curare sin dalla nascita sia le madri sia i bambini in difficoltà, come orfani di guerra o figli illegittimi o provenienti da famiglie povere) quindi educativo. Fino, appunto, a una decina d’anni fa, quando l’immobile è stato abbandonato e quindi inserito nell’elenco con l’obiettivo di alienarlo, scopo raggiunto dopo la pubblicazione del bando nell’aprile del 2025.

“Solo che lo hanno venduto per appena 670mila euro, pochi per un immobile di due piani in centro storico, con una superficie totale di oltre mille metri quadrati, con annesso un giardino, un esempio di architettura razionalista, soggetto a vincolo paesaggistico” sottolinea Francesco “Ciccio” Auletta, consigliere comunale, già candidato a sindaco nel 2023 per la coalizione Diritti in Comune composta da Una città in Comune e Rifondazione comunista. “Il piano terreno (sub.1), al quale si accede da un ingresso principale in via Coccapani e uno secondario in via Vernaccini, comprende 12 locali più servizi, disimpegnati da un corridoio centrale, per una superficie lorda di mq 800 ed un piccolo giardino di circa 400 mq” si legge nel documento del Comune di Pisa che ha avviato il bando. E ancora: “Il piano primo (sub. 2) comprende 9 locali più servizi, sempre disimpegnati da un corridoio centrale, per una superficie di mq 265 circa”.

“L’edificio -continua ancora la descrizione- si presenta in cattivo stato di conservazione, soprattutto per quanto riguarda il salone principale collocato sotto la terrazza d’angolo che a causa della deteriorata impermeabilizzazione di quest’ultima è stata oggetto di consistenti infiltrazioni d’acqua con distacco del contro-soffitto. Si trovano in pessimo stato anche gli infissi delle finestre e porte-finestre esistenti, nonché i relativi avvolgibili ormai fatiscenti. Stessa considerazione infine riguarda l’impianto di riscaldamento a termosifone e l’impianto elettrico”. Auletta si chiede, però, se questi dieci anni di abbandono non fossero funzionali a far deprimere il valore dell’immobile, che è stato alla fine ceduto a un prezzo pari al 40% della valutazione fatta quando lo stesso è stato inserito nel piano delle alienazioni dell’ente, che era di 1,65 milioni di euro, come riportato nella Proposta deliberativa di iniziativa consiliare sul piano delle alienazioni proposta nel 2017 da Una città in Comune per l’esclusione dell’immobile di proprietà comunale denominato “Ex Asilo Coccapani”.

“Oltretutto, essendo un asilo, si potevano intercettare fondi del Pnrr per la ristrutturazione. Per scelta, però, il Comune non ha partecipato al bando, come specificato in una risposta orale della Giunta a una nostra interrogazione. Questo in una città che ha carenza di spazi per edilizia scolastica” sottolinea Auletta. Anche il programma triennale dei lavori pubblici del Comune dà conto di questa esigenza, prevedendo un investimento pari a due milioni di euro per un “Intervento di riconversione funzionale ad asilo nido con adeguamento normativo e miglioramento sismico dell’edificio sede dell’ex asilo Coccapani situato in via Coccapani 11” e poi indicando che tale intervento è stato eliminato “in questo l’immobile è stato alienato”.

“Venduto, sì, ma a una società attiva da meno di un anno, con un capitale sottoscritto di appena 200 euro, detenuto da un unico socio” sottolinea Auletta. Una città in Comune pone così una serie di domande: “L’interesse di questa società è investire su questo immobile per trasformarlo in che cosa? Ci sono stati confronti tra il Comune di Pisa e la società sulle destinazioni d’uso? Quali sono i costi eventuali di una simile operazione? Oppure la società l’ha acquistato ad un bassissimo prezzo rispetto alle stime degli anni precedenti per poi rivenderlo?”.

Una possibile risposta viene dal portale Idealista, dove il 27 ottobre sono apparsi gli annunci relativi ad alcune abitazioni il cui rendering restituisce in modo evidente lo stabile dell’ex asilo Coccapani. Gli appartamenti di pregio sarebbero in consegna entro dicembre 2027. C’è un cinque locali, di 211 metri quadrati, il cui prezzo di vendita è 850mila euro, circa 4mila al metro quadrato che diventano oltre 5mila per l’appartamento denominato “Terrazza”, un altro cinque locali di 137 metri quadrati. C’è poi l’appartamento “Sole”, con un terrazzo di oltre 120 metri quadrati: quattro locali, 132 metri quadrati, 690mila euro. Il cambio di destinazione d’uso è possibile, perché l’immobile -edificato alla fine degli anni Trenta- “è risultato privo di interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico” spiega in una nota il Comune di Pisa. La modifica, si specifica, “è consentita solo a condizioni che l’impianto distributivo originario degli edifici storici non sia alterato”.

Il rendering dell’intervento che dovrebbe sorgere al posto dell’ex asilo Coccapani di Pisa tratto dal portale Idealista

“Dovremmo renderci conto, però, che l’esigenza da salvaguardare in città è la funzione pubblica di quello spazio” sottolinea Giulia Contini, avvocata dell’Unione inquilini che fa parte di Una città in Comune. Ed elenca: “Nel territorio Comunale ci sono almeno 90 minori in emergenza abitativa, le case in affitto non ci sono, perché sono sempre più quelle destinate agli affitti brevi e negli ultimi venti mesi (luglio) ogni due giorni ha aperto un b&b. In più, in città nel 2024 ci sono stati 70 sfratti esecutivi, come certificano i dati pubblicati a ottobre dal ministero dell’Interno”. È per questo che Una città in Comune avrebbe identificato una serie di destinazioni d’uso ben diverse per l’immobile: “Potrebbe essere identificato come ‘alloggio ponte’, un’alternativa all’albergazione per le situazioni d’emergenza, per cui la Giunta ha speso una media di due milioni di euro all’anno, un modello tragico che comporta anche costi psicologici per i bambini, che magari sono costretti a spostare il domicilio a decine di chilometri di distanza dalla propria abitazioni originaria e stando in due stanze con tutta la famiglia non possono nemmeno invitare un amico a casa a far merenda” continua Contini.

Giulia Contini, avvocata dell’Unione inquilini, di fronte all’ex asilo Coccapani © Luca Martinelli

Infine, offre un ultimo dato, ed è quello degli studenti che avrebbero diritto a un alloggio pubblico: in una città di meno di 90mila abitanti con circa 46mila studenti iscritti, gli idonei sono 2.697, ma gli alloggi disponibili per loro sono solo 1.510. “Il Comune avrebbe voluto cedere l’ex asilo per farne una residenza privata per studenti, un modello già visto in tante altre città -conclude Contini-. Un modello fallimentare”.

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