A Melfi la dismissione di Stellantis lascia a piedi un intero territorio

di Simone Libutti — 1 Luglio 2025

Uno dei cancelli del padiglione B dello stabilimento Stellantis di San Nicola di Melfi. Il Comune rientra tra i 49 facenti parte dell’Area di crisi complessa per cui sono stati stanziati 92 milioni di euro per undici progetti di riqualificazione dell’area industriale © Stefano Libutti

Nello stabilimento in Basilicata restano solo 5mila dipendenti, di cui due terzi in cassa integrazione. Con una riduzione del 60% della produzione, le garanzie di rilancio della multinazionale suonano vuote. E l’indotto manifatturiero è in crisi

Tratto da Altreconomia 283 — Luglio/Agosto 2025

"Ma se crolla pure Volkswagen, come farà a sopravvivere Melfi? Noi siamo gli ultimi degli ultimi”. La preoccupazione di Maurizio Calice, operaio della catena di montaggio, è simile a quella di altri lavoratori del gruppo Stellantis che, gradualmente, stanno vedendo scomparire una tra le fabbriche più produttive d’Europa.

“Siamo noi meridionali ad aver risollevato la Fiat. Eppure oggi, su cinque padiglioni, ne basterebbe solo uno per raccogliere l’intera attività dello stabilimento. Alla fine lo venderanno”. Il distretto manifatturiero di Stellantis a San Nicola di Melfi, in provincia di Potenza, doveva dare lavoro a quasi diecimila dipendenti: inaugurato nel 1993, con denominazione Società automobilistica tecnologie avanzate (Sata), prevedeva che gli operai lucani venissero pagati il 20% in meno rispetto a quelli degli altri stabilimenti nazionali.

Tuttavia, oggi appare l’ombra di ciò che è stato. La strada sconnessa che conduce alla zona industriale è solo il preludio delle vest