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Esteri

A L’Aquila cala il sipario sull’ennessima passerella. Cronache dal G8

Il circo del G8 chiude solo momentaneamente i battenti. Dopo l’edizione aquilana del meeting, ne seguiranno almeno altre due: una in Canada e una in Francia, con l’obiettivo di valutare un possibile -ma improbabile- allargamento al G5 (Cina, India, Sud…

Il circo del G8 chiude solo momentaneamente i battenti. Dopo l’edizione aquilana del meeting, ne seguiranno almeno altre due: una in Canada e una in Francia, con l’obiettivo di valutare un possibile -ma improbabile- allargamento al G5 (Cina, India, Sud Africa, Brasile e Messico).
Il G8 sarà conglobato nel più grande -e forse potente- G20? Sono sempre più numerosi gli osservatori internazionali ad avere questa impressione.
Nel frattempo vale comunque la pena stilare un bilancio del summit svoltosi in terra d’Abruzzo. Francamente sembrano un po’ eccessivi i toni a tratti trionfalistici di buona parte della stampa italiana. Sarà per carità di patria, sarà per il richiamo bipartisan del Presidente Napolitano, ma la scarsa utilità del vertice non viene sottolineata nella maniera dovuta. Al di là delle belle parole e delle promesse di aiuto per la ricostruzione della martoriata L’Aquila e delle rassicurazioni giunte dai leader mondiali sul corretto operato della presidenza italiana, Palazzo Chigi non può cantare vittoria come avrebbe voluto. Se nel 2001 l’obiettivo del vertice era la creazione del fondo globale sulla salute, in Abruzzo ci si auspicava un’intesa di ampia portata sulle questioni ambientali. E invece il testo partorito da G8 e G5 nell’ambito del Major Economies Forum -in tutto sedici Paesi, responsabili dell’80% delle emissioni annuali di gas serra- è tristemente al ribasso. Non si va oltre un’indicazione generica di mantenere il surriscaldamento globale non oltre i due gradi centigradi. Su tutto il resto, come, quando e quanto abbattere le emissioni, non c’è scritto un bel nulla. Con la Cina a smarcarsi e le Nazioni Unite a criticare quanto deciso, il quadro del fallimento sulla delicata tematica ambientale è completo. Gli auspici per il summit dell’Onu di Copenaghen, in programma a dicembre, non sono certo dei migliori.
Gli altri temi presenti nell’affollata agenda del G8 aquilano non hanno presentato particolari sorprese. La parte sull’economia sembrava la fotocopia del comunicato finale del G20 di Londra dello scorso 2 aprile, richiamandosi a sua volta di continuo al prossimo G20 di Pittsburgh (24 e 25 settembre). Per la serie, nulla di nuovo sotto al sole. Nemmeno le famose 12 tavole del ministro Tremonti, il Global Legal Standard ribattezzato al recente G8 finanze “Lecce Framework”, è rimasto sulla carta e non è stato affrontato nella maniera adeguata. Insomma, anche le tanto decantate regole finanziarie globali sbandierate dal titolare del ministero dell’Economia rimangono principi privi di misure concrete, che devono passare sotto le forche caudine di altri vertici.
Non è una novità che i grandi della Terra provino per l’ennesima volta a rilanciare il Doha Round, il negoziato sul commercio in ambito Wto. Questa volta, però, si cerca di essere più incisivi, fissando un incontro ristretto -la cosiddetta mini-ministeriale tra i Paesi più importanti sullo scacchiere mondiale- da tenersi prima del solito G20 di Pittsburgh, e la scadenza del 2010 per chiudere l’accordo.
Mistero sulle dichiarazioni del ministro degli Esteri cinese Ma Daoxu, che avrebbe intavolato il discorso su una possibile riforma graduale del sistema valutario internazionale “per una maggiore diversificazione della moneta di riferimento”. Secondo il primo ministro britannico Gordon Brown non se ne sarebbe parlato affatto. Staremo a vedere.
Per finire i grandi si sono poi ritrovati a fare nuovi vaghi impegni per l’Africa e contro la fame nel mondo. Impegni che mancano della necessaria credibilità, dal momento che numerose promesse del passato non sono state mantenute.

Il tribolato quinto vertice dei G8 ospitato su territorio italiano ha aperto oggi i battenti, con il solito corollario di misure di sicurezza e polemiche. Al di là della mancata leadership italiana nel modellare l’agenda del summit, presunta o reale, la domanda che val la pena porsi in questi giorni è se il G8 in quanto tale abbia un futuro.
E dopo questa prima giornata l’impressione è che le decisioni importanti vengano ormai prese nel corso di altri forum e consessi internazionali, e che l’ex direttorio del pianeta abbia ormai raggiunto il capolinea.
Il circo giottino è ormai la caricatura di sé stesso, e ce ne accorgiamo fin dalle prima ore del mattino, alla partenza da Roma, destinazione L’Aquila: le notizie di una possibile chiusura dell’autostrada si rivelano infondate. L’A24 è semideserta. Sulle poche automobili che si avventurano sul tratto per l’Aquila “vegliano” decine di mezzi di polizia e carabinieri. C’è una vettura su ogni cavalcavia, non si capisce bene a che scopo. Una volta usciti a l’Aquila Ovest si viene indirizzati verso il centro commerciale l’Aquilone, dove si possono ritirare accrediti e lasciare le automobili. Prima di arrivare al parcheggio, affidato a un gruppo di alpini, scorgiamo un’indicazione per Coppito, distante, a detta del cartello, solo un chilometro.
In realtà, passato il primo controllo al metal detector, il pulmino su cui ci imbarchiamo percorre ben più di un chilometro per arrivare al sede del vertice. Il percorso alternativo sembra dettato da altre esigenze, più che da motivi di sicurezza. La strada diretta ci avrebbe mostrato qualche rovina di troppo, meglio passare dove ci sono due cantieri aperti. Per giungere a destinazione ci mettiamo una ventina di minuti, comprensivi di pausa, non troppo gradita ai giornalisti stipati nel veicolo.
“Forse è la punizione che vuole infliggere Silvio a noi giornalisti stranieri”, ipotizza un accaldatissimo collega della stampa olandese. Superato questo primo ostacolo, entriamo finalmente nel media center, anzi “media village”, come ribattezzato qui a L’Aquila. Forse per gli enormi ombrelloni bianchi e le comode poltrone disseminate qui è là negli ampi spazi aperti della scuola della Guardia di Finanza di Coppito.
Almeno il media village è uno solo e non sono due, come paventato fino a un paio di settimane fa. Inizialmente L’Aquila doveva essere esclusiva di televisioni e agenzie stampa, mentre giornali e siti web si sarebbero dovuti accontentare di Chieti e di un improbabile live streaming delle conferenze stampa.
A dirla tutta, vista la mancanza di informazioni e le disorganizzazione dilagante, forse potevamo seguire il vertice rimanendo tranquillamente a casa. Al “press secretariat” rispondono a qualsiasi nostra domanda, sia essa sulle conferenze stampa o sul tesfto finale della giornata di lavori, con un “non sappiamo nulla” oppure “non ce ne occupiamo noi”. Fortuna che a due passi del “secretariat” c’è un bel fitness center

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