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Diritti

A COSENZA UNA SFIDA AI DIRITTI CIVILI…

A COSENZA UNA SFIDA AI DIRITTI CIVILI Comincia il processo di Cosenza e in controluce possiamo vedere una sfida che dura da due anni al senso comune in fatto di diritti civili. Il processo contro tredici attivisti dei movimenti è…

A COSENZA UNA SFIDA AI DIRITTI CIVILI

Comincia il processo di Cosenza e in controluce possiamo vedere una sfida che dura da due anni al senso comune in fatto di diritti civili. Il processo contro tredici attivisti dei movimenti è un classico processo politico, come non se ne vedevano da molto tempo. Non si contestano episodi specifici, ma macro responsabilità, tanto grandi quanto generiche, come avere organizzato i disordini di Napoli e Genova nel marzo e luglio 2001. Casarini, Caruso e gli altri non sono indicati come responsabili di particolari episodi, né come mandanti diretti di qualcuno, ma come gli ideatori delle contestazioni. Non a casa il pm di Cosenza, per metterli sotto inchiesta, è dovuto ricorrere a figure di reato ripescate in alcune frattaglie del vecchio codice Rocco rimaste nell’ordinamento democratico: cospirazione politica, turbamento degli organi costituzionali, sovvertimento violento dell’ordinamento economico costituito nello Stato. Sono reati gravi (con pene superiori ai vent’anni di carcere) quanto fumosi: vennero introdotti per colpire gli oppositori del regime fascista, oggi diventano la clava da usare contro un gruppo di contestatori.

Quella di Cosenza è una vicenda grave, che si tenta (al momento con successo) di far digerire al paese. In pratica si dice e si dimostra ai cittadini che certe organizzazioni – qui siamo nell’area Cobas-Disobbedienti – sono costantemente nel mirino della politica e in certi momenti possono essere colpite ad opera di zelanti magistrati, il tutto nel rispetto formale della legge, ma con un’evidente violazione del diritto alla libertà d’espressione del dissenso. Se quest’eventualità – la punizione di opinioni dissenzienti per via giudiziaria – sarà percepita come normale, vorrà dire che avremo immiserito la nostra democrazia e cominciato ad accettare forti limitazioni ai nostri diritti civili.

Stavolta – dopo tanti, troppi silenzi – anche il centrosinistra si accorto della posta in gioco al tribunale cosentino. Alla vigilia del processo deputati di tutti i gruppi delle opposizioni (dalla Margherita a Rifondazione) hanno denunciato la natura repressiva e anti democratica dell’inchiesta condotta dalla procura calabrese, e il segretario della Cgil Guglielmo Epifani non ha esistato a ricordare l’origine fascista dei reati contestati. Il processo è partito e toccherà agli avvocati difendere in aula gli imputati. Ma fuori dall’aula va costruita un’opinione critica che impedisca una degenerazione del senso comune collettivo in materia di diritti civili e libertà politiche.

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