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Ambiente

L’assedio di Siracusa

Nella città del ministro dell’Ambiente, gli interventi immobiliari non risparmiano le zone archeologiche. A colpi di deroga

Tratto da Altreconomia 123 — Gennaio 2011

Cinque anni fa è divenuta patrimonio dell’Umanità. Oggi Siracusa potrebbe perdere quanto ottenuto. L’area archeologica di Epipoli, uno dei luoghi di pregio della città che ha consentito tale riconoscimento -nonostante la minaccia di anni di abusivismo- adesso rischia di essere definitivamente compromessa da una struttura commerciale che potrebbe estendersi fino a ridosso delle antiche mura dionigiane.

Un progetto portato avanti dalla Open Land srl, società siracusana, di cui è amministratore unico il costruttore Giuseppe Frontino, il quale nell’area possiede già una grossa struttura adibita a ristorante, zona congressi e fieristica vi si svolgeva la “Fiera del Sud”). Tutto è reso possibile da un piano regolatore (Prg), approvato nel 2004  alla giunta guidata dall’ex sindaco Titti Bufardeci. Il “caso Open Land” conosce un’accelerazione nel maggio del 2009, quando l’azienda presenta un’istanza per la demolizione e ricostruzione del complesso “Fiera del Sud”, per realizzarvi un ampio centro commerciale. A quel punto, un funzionario del Comune di Siracusa, Natale Borgione, oltre a richiedere un’integrazione della documentazione, ritenuta incompleta, nega la concessione: in particolare, il parere negativo riguarda il mancato rispetto, da parte del progettista, della quantità minima di parcheggio destinato a servizio urbano, la mancata previsione dell’area da adibire a verde pubblico e, soprattutto, la non conformità al Prg, che prevede, per quel sito, attività di interesse enerale. Da quel momento, inizia la “disputa” dell’impresa al funzionario, con il ricorso al Tar da parte dell’Open Land srl e la richiesta di risarcimento (32 milioni di euro, poi diventati 47 milioni con il passar del tempo). Il Comune, da par suo, da un lato non sostiene il suo dirigente e, dall’altro, si difende dalle richieste dell’azienda. Un’azienda con una decennale storia di utilizzo dell’area: Epipoli, infatti, è una zona sottoposta  vincolo dal 1959, da quando il ministero della Pubblica istruzione, con proprio decreto (convalidato dalla regione nel ‘66), prescrisse il divieto di qualsiasi lavoro che esulasse “dalla ordinaria conduzione del fondo e dalle normali opere di trasformazione agricola eventualmente necessarie”.

Nonostante il divieto, in questa zona, destinata aparco urbano, dagli anni 60-70 vi furono iniziative di intervento edilizio, realizzate da privati e da imprenditori. La società oggi denominata Open Land srl vi costruì sette fabbricati, di cui quattro adibiti ad uso commerciale e tre ad officina, biglietteria e servizi. Si trattava di strutture in ferro poggiate su una base in cemento armato, con un danno irreparabile per il parco archeologico. Nel 1985 l’impresa chiese una prima sanatoria e l’ottenne, a condizione che i box, essendo senza strutture fisse, venissero usati solo per finalità fieristiche. Nel 1995 venne rilasciata una nuova concessione edilizia in sanatoria, per la realizzazione del complesso commerciale “Fiera del Sud”, composto da 27 unità, a condizione che “le strutture esistenti non subissero modificazioni strutturali e volumetriche, conservando la tipologia attuale con divieto di qualsiasi trasformazione edilizia integrale”. La Open Land srl, però, ha continuato a chiedere ed ottenere nuove concessioni per le opere di ristrutturazione e manutenzione, oltre all’autorizzazione commerciale per gestire, all’interno della struttura abusiva sanata, attività di grande distribuzione. Nel settembre 2008 è stata rilasciata una concessione, poi decaduta perché i lavori non furono iniziati entro i termini di legge. Infine, l’ultimo sviluppo, datato maggio 2009, che ha fatto scattare la protesta convinta di associazioni e cittadini che lottano da mesi, attraverso iniziative a difesa del territorio, contro un modello di sviluppo ritenuto inadeguato e pericoloso, e che si sono riuniti in un unico movimento, chiamato “Sos -siracusa”. La vicenda, di recente, si è arricchita di un nuovo capitolo: la Procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta e, l’8 ottobre scorso, ha posto Borgione agli arresti domiciliari, con l’accusa di tentata concussione ai danni della Open Land srl. Quindici giorni dopo viene disposto il suo immediato rilascio, al termine di un interrogatorio di due ore, in cui oltre ad aver dimostrato la legalità della propria azione, Borgione avrebbe anche fatto i nomi dei politici che avrebbero cercato di fare pressione affinché accelerasse la procedura di accoglimento della pratica. Di tali pressioni e dell’amarezza per la vicenda che lo riguardava, Borgione ci aveva accennato qualche giorno prima del suo arresto: “Ho semplicemente fatto il mio dovere, quello di far rispettare il Prg e le leggi”. Intanto al suo posto è stato nominato un altro dirigente, e sarebbe già stato inviato, alla Procura e all’azienda, un atto scritto in cui si informa dell’avvio dell’iter di annullamento del diniego.

Una contraddizione, se si considera che ancora è in corso un contenzioso al Tar tra la stessa azienda e il Comune. “Un atto difficile da comprendere”, ci dice l’avvocato Giovanni Sallicano, uno dei legali di Borgione. Il gruppo Frontino non è nuovo a queste operazioni. Già nei primi anni del 2000, il terreno dismesso dopo la chiusura della ditta Sotis Cavi, situata nella zona dei Pantanelli, periferia Sud della città, che doveva essere destinato a piccola e media industria, venne acquisito dal gruppo Frontino. Poco tempo dopo, il Comune, guidato da Bufardeci, tra le proteste di poche associazioni e della Confesercenti, variò la destinazione in area commerciale. Così, Frontino poté vendere proficuamente il terreno al gruppo Carrefour, che vi costruì un proprio centro commerciale, nonostante la natura paludosa del suolo. Per questo, le associazioni oggi, sul caso Epipoli, non intendono arretrare di un centimetro. Il movimento “Sos Siracusa” continua a vigilare e ad informare: “È partito con tre associazioni -ci spiega Andrea La Monica, giovane attivista-, oggi sono 48. Si tratta di associazioni diverse tra loro, anche politicamente. Un movimento trasversale”. Una novità per Siracusa, una realtà che, a forza di documenti, banchetti, iniziative, azioni legali, riesce a coinvolgere la cittadinanza: “Abbiamo cercato di far capire -continua La Monica- che il Prg è lo strumento che gestisce tutta la città. Pian piano la gente ha cominciato a comprendere che la salvaguardia del territorio, delle coste, dei monumenti, dipende dal Prg”. Il movimento ha coinvolto anche numerose personalità, che hanno firmato un appello, lanciato dall’ex sub Enzo Maiorca, per salvare Siracusa dal cemento. Tra gli altri, hanno aderito: Vincenzo Consolo, Valerio Massimo Manfredi, Salvatore Settis, Ermete Realacci, Renato Sarti, Roy Paci, Isabella Pratesi, Cecilia Strada, Rita Borsellino. Sul caso specifico di Epipoli, La Monica esprime il punto di vista delle associazioni: “Già hanno costruito case a tre metri dall’antico acquedotto Galermi. Ora vogliono dare il colpo di grazia con il centro commerciale. Noi abbiamo dato anche delle soluzioni alternative. Per il parco archeologico si era pensato ad esempio di fare il cosiddetto albergo diffuso, una forma già sviluppata con successo al Nord, aumentando i collegamenti con le altre aree archeologiche della città”.

Il silenzio del ministro
L’approvazione del Prg fu voluta fortemente da Titti Bufardeci che, fino alla scissione del Pdl e al suo passaggio a Forza del Sud, è stato fortemente legato a Stefania Prestigiacomo e ad Angelo Bellucci, suo marito, notaio e fondatore di FI a Siracusa. Da quel momento, dinnanzi agli scempi e alle speculazioni contro cui oggi una parte della città lotta, non una parola è arrivata dal ministro dell’Ambiente a sostegno dei cittadini e a difesa delle risorse ambientali e culturali siracusane. La vicenda della compravendita di oltre 286 ettari di terreni comprendenti anche aree Sic, avvenuta presso lo studio di Bellucci, sembra impedire alla Prestigiacomo di appellarsi ad un salvifico “non ne sapevo nulla”. Le associazioni hanno più volte chiamato in causa la Prestigiacomo, sia sulla questione delle coste sia su quella del parco archeologico. Dopo anni di silenzio, l’unico atto del ministro è stato quello di proporre un consiglio comunale aperto con la presenza sua, dei cittadini e dei movimenti, ignorando che di consigli allargati, in questi anni, ce ne sono stati fin troppi e sono serviti a poco o nulla.

Cemento anche in costa
Villaggio turistico in progetto nella zona della Pillirina

Il territorio siracusano è minacciato non solo ad Epipoli, ma anche sulla costa: scogliere finite dentro i villaggi turistici, hotel che hanno scippato ai siracusani una delle zone più suggestive di contrada Isola (l’area del cosiddetto “Minareto”). Il Prg del 2004, poi, ha consentito a diverse società di acquistare pregiati terreni a ridosso del mare. Così, tra il 2008 e il 2009, la Elemata Maddalena S.r.l., con uffici ad Amsterdam e sede legale a Milano, ha acquistato 286 ettari di terreni, tra cui tutta l’area comprendente la spiaggia della Marchesa del Cassibile e l’area della Pillirina, un tratto di costa caratterizzato da un’insenatura disegnata da incantevoli falesie e spiagge, oltre che da numerosi insediamenti archeologici. Proprio l’area della Pillirina è finita al centro di un progetto ambizioso: un mega villaggio turistico. Un progetto che prevede la chiusura del sito alla libera fruizione dei cittadini, la realizzazione di alloggi, ristoranti, bar, impianti e, come è possibile vedere dalla mappa, perfino una struttura galleggiante posta in mezzo al mare, una sorta di palafitta proprio di fronte alla spiaggia. Una costruzione, quest’ultima, che verrebbe realizzata in mare e, quindi, nel mezzo della Riserva Marina Protetta del Plemmirio. Già oggi l’accesso al mare in questo meraviglioso luogo è stato ostruito con massi e sbarramenti su cui campeggia la scritta “Proprietà privata”. Quattro anni fa, i vecchi proprietari avevano deciso di chiudere il passaggio che portava alla scogliera. Evidentemente ci si stava preparando a questa vendita, alla cessione di una zona ricca di storia e di natura. La promessa di fondo è sempre quella dell’occupazione, ma è una promessa che appare debole perché, alla luce di quanto è successo in passato, ad esempio con il villaggio di Punta Asparano, si presume che anche queste strutture non porteranno né occupazione né ricchezza. Tutto si consumerà al loro interno e la forza lavoro qualificata arriverà da fuori. Ma c’è di più. Padre Rosario Lo Bello, sacerdote attento alle tematiche ambientali, sospetta di trovarsi di fronte a una sorta di cavallo di Troia: “Se andiamo a vedere le prospettive turistiche della Sicilia, ci accorgiamo che la domanda relativa ai villaggi turistici è nettamente inferiore all’offerta. Dunque, solo un imprenditore folle può pensare di investire risorse ingenti su un villaggio, per di più di tali dimensioni. Sono convinto che, come già avvenuto in passato con altre strutture, lo costruiranno e poi chiederanno la variante, trasformando il villaggio in residence, in case al mare per pochi siracusani”. Quello della Pillirina è un progetto scoperto grazie all’attenta vigilanza di un gruppo di cittadini che hanno incalzato l’attuale sindaco, Roberto Visentin, il quale, dopo che la Commissione urbanistica ha votato all’unanimità per apportare le necessarie varianti al Prg e salvare le coste e le aree Sic e sottoposte a vincolo, si è detto disponibile ad accogliere tali varianti che dovranno poi passare al vaglio del consiglio comunale. È infatti venuto meno il principio che giustificava il piano, cioè un aumento demografico, ipotizzato appena 6 anni fa, in cui si prevedeva un passaggio da 120 a 160mila abitanti. Aumento che ovviamente non si è verificato. Perciò oggi è possibile variare il Prg. Ci sono poi altri due elementi da notare in questa vicenda: la compravendita dei terreni acquisiti dalla Elemata Maddalena Srl è avvenuta presso il notaio Angelo Bellucci, marito del ministro Prestigiacomo; e la Elemata ha un capitale sociale di 10.000 euro, un po’ pochi per un progetto che richiede un investimento milionario.

Breve storia dell’abusivismo
Abusivismo e cementificazione a Siracusa non sono una novità. Dagli anni 60-70, con lo sviluppo urbanistico disordinato, che ha interessato persino le aree archeologiche, fino ad oggi, con il caso di Epipoli, della Pillirina e del porto turistico. La vicenda più eclatante è quella dei 93 cassoni di cemento realizzati senza autorizzazione sulla banchina della Marina: un muro di cemento che, per quasi tre anni, ha impedito di usufruire di uno dei posti più suggestivi della città. Cassoni che, inoltre, secondo l’inchiesta della Procura di Siracusa, erano fatti con cemento depotenziato: per tale ragione la Procura stessa, lo scorso aprile, ne ha disposto il sequestro e la rimozione, avvenuta a luglio. Una storia legata ai lavori di realizzazione del mega porto turistico, un progetto che doveva prevedere un unico porto e che invece ha riservato una brutta sorpresa: si è scoperta, infatti, l’esistenza di un altro progetto collegato, un secondo porto (quello che vorrebbe realizzare la Spero srl dell’ex presidente di Confindustria Siracusa, Alvaro Di Stefano) che dovrebbe coprire tutta la parte di costa che dalla zona militare di via Elorina arriva fino a poco prima del Bingo e dello sbocco del fiume Ciane. Un’area dall’alto valore storico e paesaggistico, la cui morfologia verrebbe totalmente stravolta. In realtà ve ne sarebbe anche un terzo, più piccolo, da realizzare a ridosso dell’isola di Ortigia, centro storico della città. Nell’area balneare, invece, villaggi turistici e hotel in aree sottoposte a vincolo o a rischio idrogeologico, solarium con pilastri in cemento armato piantati sul fondale marino, oltre alla questione delle chiusure abusive degli accessi al mare contro cui la Procura ha organizzato una task-force.
 

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