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Il mare in tavola

Le reti del Consorzio piccola pesca Monte Argentario incontrano quelle dei Gas milanesi: è il progetto “Pesce d’aprile”, di stagione e “a miglia marine 0” “Chi dorme non piglia pesci” mi ripeto scendendo di buon mattino al porticciolo di Talamone…

Tratto da Altreconomia 105 — Maggio 2009

Le reti del Consorzio piccola pesca Monte Argentario incontrano quelle dei Gas milanesi: è il progetto “Pesce d’aprile”, di stagione e “a miglia marine 0”

“Chi dorme non piglia pesci” mi ripeto scendendo di buon mattino al porticciolo di Talamone (Gr). Paolo il pescatore è già là, a bordo della “Sirena”, che ripara le reti. Con un gesto preciso e misterioso fa quadrare la maglia e copre il buco fatto da un granchio o da un delfino.
Sono qui per capire che pesci pigliare. Lo stesso motivo che ha mosso “Pesce d’aprile”, il progetto di Intergas, il coordinamento dei gruppi d’acquisto milanesi, che a breve permetterà ad alcuni Gas di ricevere direttamente dalle acque del Tirreno un pesce “pulito”.                                                                                    
Paolo Fanciulli, 48 anni, è il nodo più stretto del progetto. Mare dentro gli occhi e il cuore, è un tempestoso corsaro, fautore di mille battaglie per l’ambiente. “Maremma spettinata -esordisce- il mare copre tutto, ma sotto ce ne sono di cose da raccontare…”. Il primo incontro tra Mauro Fumagalli, uno dei coordinatori dell’Intergas, e Paolo Fanciulli è stato catodico: Mauro era davanti alla puntata di Report del 16 novembre scorso (“Mare Nostrum”) in cui Paolo raccontava la sua lotta contro la pesca a strascico davanti al Parco della Maremma.
“Il nostro obiettivo -spiega Mauro- era proprio portare a Milano pesce ‘sostenibile’, pescato con metodi tradizionali e che dessero una giusta retribuzione al lavoro del pescatore”. La “piccola pesca” artigianale praticata dalla Consorzio piccola pesca Monte Argentario con strumenti non invasivi quali reti da posta, palangari e nasse, è selettiva, grazie alla misura delle reti e garantisce così il rispetto delle norme sulla stagionalità e la misura minima del pescato.
Allora dal piccolo schermo si passa alla barca di Paolo. “Non avevo mai sentito parlare dei gruppo d’acquisto -racconta smagliando con pazienza un rombo-. Ma con Mauro e sua moglie Annamaria è nata una stima istintiva”. E così a maggio la rete dei gruppi d’acquisto diventerà un vero tramaglio: è un ordine di prova, con maglie ancora larghe ma comunque solide. Arriverà a Milano pesce del Tirreno, con particolare attenzione per il pesce “di stagione” (vedi a p. 29) e quello considerato “povero”. La grande zuppa comprenderà pesce serra, sarago maggiore, orata, salpa, dentice, sogliola, triglia, seppia e quello che il mare offrirà. Il prodotto viaggerà in un furgone da 10 quintali. I membri dei Gas potranno fare un ordine a partire da un minimo di un chilo per tipo di pesce. Si dovranno raggiungere almeno i 5 chili per ciascuna specie. Spigole e scorfani devono per legge viaggiare in cassette separate. Per comodità saranno tutti insacchettati e prezzati in “porzioni” da circa un chilo e poi distribuiti dai responsabili dei gruppi. La cooperativa è in grado di pescare fino a 300-400 chili di pesce al giorno, ma la frequenza delle consegne non si può stabilire a priori: dipende dal mare. Il prezzo sarà invece fisso, con fasce da 5 a 25 euro a seconda della qualità. “Ma la cosa importante -prosegue Mauro- è che ‘Pesce d’aprile’ parte ancora una volta da un incontro, secondo i valori umani e relazionali dei Gas. Senza scordare quelli della legalità”. Paolo ha cominciato la battaglia contro la pesca a strascico più di 20 anni fa, attaccando di notte con il suo gommone, come una minuscola Greenpeace, le paranze che pescavano in acque illegali, ovvero a meno di tre chilometri dalla costa o 50 metri di profondità. “La paranza è una barca -spiega Paolo-, spesso con il motore truccato, che traina a un chilometro di distanza una rete con il lembo inferiore ‘armato’ di una catena che pesa alcune tonnellate, che ara il fondo portando via tutto”. Compresa la posidonia oceanica, le cui praterie fanno da riparo a specie pregiate di pesce e trattengono i marosi che erodono le spiagge. A volte Paolo guidava la Guardia Costiera fin sotto i barconi oppure arrivava da lontano con i lampeggianti e nel dubbio gli “strascicari” scappavano. Ha fatto nomi e cognomi, di persone e barche, e ricevuto pesanti minacce. Oggi il mare davanti al Parco della Maremma è dotata di dissuasori della pesca illegale (vedi articolo sotto), ma è ancora un’esperienza isolata. Anche per questo è importante portare a Milano un pesce a miglia marine 0, saltando intermediari e pescherie: Mauro è convinto che il modello “pesce d’aprile” possa essere esteso ad altre reti di Gas in Italia, coinvolgendoli in un percorso culturale e di conoscenza, magari associato in partenza alla convivialità e ai segreti dell’arte culinaria. Anche Paolo, doti innate di comunicatore, ha pensato a come coinvolgere le persone nel suo progetto. Così nel 1992 è diventato con la sua “Sirena” un pioniere di pescaturismo e ittiturismo, pratiche che coniugano la pesca con l’accoglienza dei turisti. Stavolta si arriva da terra, scendiamo il sentiero nella macchia mediterranea, e arriviamo a una nicchia a pochi passi dal mare dove sono allestite una cucina e una sala da pranzo in piena regola. “Questo è il mio paradiso” dice Paolo, e non deve aggiungere altro. Si parte al mattino da Talamone e Paolo si trasforma in capitano, pescatore, educatore con le scuole -“un pescatore è un laboratorio didattico”- cuoco, guida ambientale. “La giornata è intensa: caliamo e salpiamo le reti, smagliamo il pesce, ci godiamo il Parco della Maremma, le sue grotte, si fa il bagno e si mangia in barca o si viene qui a terra per un gran pranzo di pesce”. Appena pescato.
Info: www.paoloilpescatore.it

“Dissuasori occulti”, in fondo al mare, proteggono i fondali dalla pesca illegale
Una casa protetta davanti al Monte Argentario
“Il mare è di tutti”: sembra un adagio democratico. Ma poi Paolo aggiunge con amarezza: “Per questo dal mare tutti prendono e nessuno dà…”.
Gli “strascicari” in 20 anni hanno depauperato del 50 per cento le risorse ittiche di questo tratto di mare. “La pesca a strascico ha il 40 per cento di scarto -prosegue Paolo- contro il 5-6 per cento della pesca artigianale: pesci non commestibili o troppo giovani, alghe, detriti. Tutto poi viene ributtato a mare, morto”.
La Regione Toscana nel 2006 ha fornito ad Arpat, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, e alla Provincia di Livorno parte delle risorse necessarie per collocare in mare dei dissuasori della pesca illegale. 120 piramidi in cemento -pesanti 4 tonnellate, dotate di ganci a uncino e legate tre a tre da un cavo d’acciaio sollevato da galleggianti- sono state calate tra Bocca d’Ombrone e Argentario, secondo una mappa segreta. Un intervento efficace: le “paranze nere” in questo labirinto perderebbero le loro lunghe reti con un grave danno. Ma i soldi in partenza non bastavano a garantirne un numero sufficiente. Paolo non si è arreso e con il Consorzio piccola pesca Monte Argentario, ha coinvolto l’Agci, l’Associazione generale cooperative italiane, settore ittico, il Wwf, associazioni locali, circoli sportivi e singoli turisti.
“C’è chi mi ha messo in mano anche 700 euro”. Le piramidi sono dotate di fori per favorire il ripopolamento ittico.
“Ci vogliono più ‘case popolari’ per i pesci -non si stanca di ripetere Paolo- permettere loro di tornare a fare la tana”. Gli effetti si sentono: “Qui davanti al parco della Maremma siamo tornati a pescare specie che erano diventate rare”. Ma in realtà il problema si è solo spostato di qualche chilometro. Gli strascicari sono sempre in azione, pronti anche a pagare multe, il cui valore è inferiore a quello di una sola notte di pesca. “L’unica sanzione efficace -dice Paolo- è il sequestro dell’attrezzatura o il fermo della barca”.
O moltiplicare in mare i dissuasori occulti.

Anche il pesce, come l’ortaggio, ha la sua stagione
La lisca delle spesa sostenibile
Un pagello non fa primavera. I pesci di stagione -da acquistare senza remore- sono quelli che non sono in fase riproduttiva: la primavera si addice ad esempio a sgombri e palamite, l’estate all’orata e alla sogliola, l’autunno alla triglia e alla spigola e l’inverno ai tentacoli di polipi e seppie. Le altre regole sono semplici, si possono contare sulla punta delle pinne. Preferite pesci nostrani, che non hanno dovuto viaggiare per migliaia di chilometri. Privilegiate i pesci a ciclo di vita breve che tra l’altro accumulano meno tossine. Evitate -salvo casi particolari- i pesci di allevamento e le specie a rischio di estinzione, come il tonno rosso, il pesce spada, il merluzzo. Alcuni sono sinonimi di pratiche non sostenibili, come i gamberi tropicali allevati distruggendo l’habitat delle popolazioni locali.
I pesci del Mediterraneo nelle pescherie sono indicati dal numero 37. Anche le dimensioni contano: mangiare pesce “pulito” è una questione di misura. Se una triglia o una sardina è lunga meno di 11 cm o vuol dire che è stata catturata troppo giovane, spesso in acque proibite. Le frittelle di novellame e bianchetti sono una vera strage degli innocenti. Infine il risparmio: ci sono pesci meno conosciuti e “negletti” ma altrettanto saporiti come l’aguglia, il sugarello, il pesce serra, lo zerro, che il correttore automatico sottolinea, ma che è un fritto sontuoso quanto quello di gamberi. E per finire un’impepata delle vituperate cozze, i molluschi sono tra gli allevamenti più sostenibili.Info: www.slowfish.it/pdf/ita/mangiamoli_giusti.pdf

Riserve ittiche sotto attacco globale
Nel mondo circa 43,5 milioni di persone praticano la pesca da cattura o l’acquacoltura.
L’86 per cento vive in Asia. Nel 2006, la produzione ittica totale mondiale ha raggiunto il picco di 143,6 milioni di tonnellate, di cui 92 milioni di tonnellate da pesca di cattura e 51,7 milioni di tonnellate da acquacoltura (ma solo quest’ultima è in crescita, Fao 2008). Non a caso il 75% degli “stock ittici” è eccessivamente o pienamente sfruttato, in particolare alcune specie come tonno, merluzzo, pesce spada. La flotta peschereccia motorizzata mondiale ammonta in totale a 2,1 milioni d’imbarcazioni, mentre in Italia sono attive circa 14mila imbarcazioni. A proposito di pesca illegale, la Commissione Europea attribuisce all’Italia il più alto numero di infrazioni gravi alla Politica comune sulla pesca (ben 3.868): casi ampiamente documentati come l’illegalità nella pesca al tonno rosso, l’uso di spadare, la vendita di pesce sottotaglia o di specie protette, lo strascico sottocosta. Ne consegue il forte impoverimento delle risorse ittiche, un impatto devastante sugli habitat marini e la concorrenza sleale verso gli operatori corretti.
E l’omologazione dell’offerta. Sono 266 le specie commestibili del Mediterraneo ma a fronte di questa immensa varietà, poco più del 10 per cento finiscono con una certa regolarità sui banchi delle pescherie, dominati da orate, pesce spada, tonno e branzini. La rivista Nature sostiene che proprio per questo delle 29 specie che peschiamo con maggior frequenza, 10 si sono ridotte a meno del 10 per cento rispetto a cinquant’anni fa.

Tutti in Sicilia
I Gas sbarcano in Sicilia. Dal sogno di un manipolo di visionari a una realtà che si allarga ogni giorno di più: il 9° convegno nazionale dei Gruppi d’acquisto solidali si terrà infatti da venerdì 26 a domenica 28 giugno 2009 a Petralia Sottana, a 100 chilometri da Palermo, ai confini del Parco delle Madonie e a 1000 metri di altezza. Tema principale del convegno sarà l’identità e ruolo dei Gas nell’economia solidale. I partecipanti potranno inoltre organizzare incontri con le realtà siciliane nelle settimane prima e dopo il convegno e vere vacanze. Sul sito dell’associazione Siqillyàh (www.siqillyah.it) saranno a breve a disposizione tutte le informazioni sul convegno e le modalità di iscrizione (da fare entro maggio ove possibile) per organizzare il viaggio (e in particolare per ottenere lo sconto del 30 per cento da Grandi Navi Veloci per il viaggio in nave da Genova, Livorno o Civitavecchia verso Palermo nel periodo tra il 13 giugno e il 7 luglio) e prenotare strutture ricettive.

Il nostro pesce
L’onda della sostenibilità fatica a montare. Manca ancora in Italia una forte corrente che unisca cooperative di pesca artigianale e gruppi d’acquisto solidali. Un buon esempio è la coop. “Mare Nostrum” di Viareggio, 27 piccole barche, che utilizza solo attrezzi da posta e, oltre ai chioschi di vendita diretta della darsena Toscana del porto di Viareggio, rifornisce alcuni Gas della costa e di Firenze, Prato, Pistoia. Mare Nostrum propone pesce cosiddetto “povero” in buste da 700/800 grammi (corrispondente a 1 chilo di pescato intero) a dieci euro la busta. Il pesce consegnato nelle buste è pulito e sfilettato dai pescatori. “Sempre secondo disponibilità -avverte Maurizio Acampora- perché per ovvie ragioni di mare cattivo o ingeneroso non possiamo garantire che la consegna mensile sia effettuata proprio quel giorno e con quel pescato”.
I Presidi di Slow Food della pesca nascono invece per tutelare specie e tecniche di pesca a rischio di estinzione e per mantenere vivi i legami storici, sociali ed economici delle attività di pesca o allevamento con le comunità locali. Piccoli consorzi di Parchi naturali, associazioni locali e cittadini si impegnano per salvaguardare l’antica tecnica della “menaica” per la pesca delle alici nel Cilento. Oppure tutelare la costa del litorale laziale dove i “tellinari” rastrellano ancora il fondale sabbioso. Info: www.presidislowfood.it
Wwf internazionale ha infine lanciato “Smart gear” un concorso internazionale di idee per la pesca sostenibile e “intelligente”. Il bando è aperto fino al 30 giugno 2009 a pescatori, produttori di articoli per la pesca, studenti, ingegneri e scienziati. In palio 23mila euro. Info: smartgear@smartgear.org

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