Interni / Inchiesta
L’Arena “olimpica” di Milano e quel particolare “bilanciamento” tra benefici pubblici e privati
La Federazione italiana sport del ghiaccio ha dato parere negativo al progetto in costruzione a Santa Giulia che dovrebbe ospitare proprio le gare maschili di hockey dei Giochi invernali del 2026. Intanto il proprietario Eventim, attivo nel business dei concerti, attende con “ottimismo” la copertura degli extra-costi dal pubblico. In un rapporto dall’equilibrio incerto, come dimostra anche la convenzione tra il privato e il Comune di Milano per l’utilizzo del palazzetto
Anche la Federazione italiana sport del ghiaccio ha bocciato il progetto dell’Arena “olimpica” in costruzione a Milano e chiamata a ospitare tra poco più di un anno proprio le gare maschili di hockey su ghiaccio dei Giochi invernali del 2026.
“Manca l’elemento essenziale che è la realizzazione di una pista per il ghiaccio permanente”, ha scritto la Commissione impianti della Fisg a fine marzo 2023 nel suo parere “negativo” indirizzato alla Fondazione Milano Cortina 2026.
Lettera morta, com’era stato del resto anche per il parere “favorevole” seppur “condizionato” del Coni, che sulla stessa linea aveva certificato come l’Arena così progettata non rispettasse in realtà i requisiti fissati dalla legge in tema di visibilità degli spettatori per l’attività di hockey, e che perciò avrebbe dovuto ottenere specifiche “deroghe” da parte della prefettura di Milano per lo svolgimento delle gare oltreché le necessarie “omologazioni da parte delle Federazione sportiva nazionale e internazionale per gli eventi considerati”.
I due pareri non hanno comunque scalfito il Comune di Milano, che a fine marzo dell’anno scorso ha chiuso positivamente l’istruttoria tecnica del progetto definitivo presentato dal colosso tedesco dei concerti e degli eventi dal vivo Cts Eventim (in Italia noto soprattutto per il marchio TicketOne).
La questione è estremamente delicata. Innanzitutto perché a detta dello stesso Comune di Milano, l’Arena, pur inesistente all’epoca del dossier di candidatura del gennaio 2019, “è risultata essenziale ai fini dell’assegnazione delle Olimpiadi 2026”. Questa “essenzialità” le ha permesso di essere qualificata quale “attrezzatura privata di interesse pubblico”, “non costituente standard urbanistico”. Passaggio apparentemente burocratico che si è tradotto in realtà in sconti milionari per il privato a spese della collettività lato oneri di urbanizzazione e monetizzazioni. Le superfici dell’Arena e gli spazi relativi a servizi accessori non sono stati infatti “computati” nella superficie lorda. E dichiarandone la “rilevanza ai fini dello svolgimento delle Olimpiadi 2026”, gli enti pubblici (Regione Lombardia, Comune di Milano e Città metropolitana) hanno definito “modalità e tempistiche” ad hoc per “garantire la più celere realizzazione dell’opera e delle infrastrutture connesse”.
Non solo: Regione Lombardia si è pure fatta carico della connessione stradale tra la tangenziale Est (A51) e la statale 415, proprio a servizio di quell’Arena privata d’interesse pubblico, dal costo di oltre 12 milioni di euro.
Il tutto nel nome del “bilanciamento economico tra benefici pubblici e privati”, che si è tradotto anche nella convenzione stipulata il 10 maggio 2023 tra il Comune di Milano e il gestore privato (Evd Milano Srl, succursale di Eventim) per “l’utilizzo post olimpico” dell’Arena a partire dal 2027 e per i prossimi 35 anni.
Dopo un complicato iter di accesso civico generalizzato Altreconomia è riuscita finalmente a ottenere dagli uffici di Palazzo Marino copia di quella convenzione, che qui pubblichiamo integralmente (insieme alla planimetria). Il contenuto sostanziale era già noto da almeno due anni (ne abbiamo scritto anche qui) ma è comunque utile rivedere sulla carta quel presunto “bilanciamento”, specialmente oggi che l’operatore privato pretenderebbe dal pubblico la copertura di extra-costi stimati tra i 70 e i 90 milioni di euro. L’amministratore delegato di Eventim, Klaus-Peter Schulenberg, ha dichiarato a fine novembre di essere “ottimista” sull’arrivo dei fondi, o dallo Stato o dall’amministrazione guidata da Giuseppe Sala.
Il Comune di Milano, si legge nella convenzione, ha ottenuto dal privato la possibilità di usare due giorni all’anno l’Arena “a titolo gratuito” per eventi da minimo 4mila persone, facendosi però carico dei “servizi base” quali i costi dell’energia, del condizionamento-riscaldamento, delle pulizie, della sorveglianza, della logistica, della copertura assicurativa e della disponibilità dei servizi per alimenti e bevande. Ogni giorno “offerto” dal privato è stato valutato in 100.000 euro, un ammontare oggettivamente sovrastimato (si pensi, con le dovute proporzioni, al tariffario dell’ex Palalido di Milano).
Eventim, a parte riconoscere uno sconto tra l’8 e il 12% rispetto al prezzo di listino a soggetti patrocinati dal Comune per “specifici eventi di carattere non commerciale”, “si impegna a riservare” al Comune 25 biglietti gratuiti per “ogni evento sportivo o di intrattenimento” da utilizzare a favore di non ben precisati enti operanti in ambito sociale o educativo. A ogni biglietto è stato assegnato un valore unitario di 70 euro, che per 115 eventi stimati a stagione significa un “beneficio pubblico” annuo pari a 201.250 euro.
Una volta all’anno il privato dovrà poi organizzare un “evento benefico” devolvendo l’incasso netto al Comune. Se l’evento dovesse saltare, dice ancora la convenzione, Eventim “dovrà corrispondere” 40mila euro a Palazzo Marino a conclusione di ogni esercizio. Tra giornate gratuite (ma con i costi di base a carico, non quotati), sconto, biglietti omaggio ed evento benefico il Comune di Milano ha stimato un’agevolazione annua del valore di 461.250 euro.
Con una chicca: all’articolo 13 dell’accordo è scritto che la “risoluzione è considerata un rimedio straordinario ed eccezionale”, finanche “estremo”, dal momento che Evd “ha investito un importo e uno sforzo significativo nella costruzione e nella gestione dell’Arena”. Un passaggio che stride con la realtà dei fatti. Per un’Arena, e lo racconta la planimetria, che ha la forma del palazzo dei concerti.
Mentre si smonta la fictio olimpica, però, si scatena la rincorsa mediatica a sostenere l’insostenibile, e cioè che quell’Arena privata dichiarata di interesse pubblico con il pretesto delle Olimpiadi, supportata quindi con risorse della collettività, non c’entra proprio nulla con i Giochi. Chi aveva creduto a quanto detto all’inizio è un ingenuo. Ovvio che quell’impianto fosse progettato per il business dei concerti -e pure per le ricche Atp finals di tennis, sfilandole domani a Torino- e mica per l’hockey, dicono oggi i fautori dell’intervento pubblico a copertura degli extra-costi. Del resto, è la tesi, Milano non ha nemmeno una squadra di alto livello. E il ghiaccio si è già sciolto da un pezzo.
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