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Fondazioni liriche, la protesta dei lavoratori contro il “Fuori tutto”

Un sit-in del Comitato nazionale dei lavoratori delle Fondazioni lirico sinfoniche di fronte al Teatro La Fenice di Venezia in occasione dell'opera Aquagranda, per il 50° anniversario dell’alluvione del 1966 - © Sara Michieletto

Il 4 novembre i lavoratori delle Fondazioni lirico sinfoniche d’Italia associati in un comitato nazionale si sono dati appuntamento contro i tagli e gli obiettivi di “pareggio di bilancio” previsti in una legge approvata in estate. Il presidio speciale si terrà davanti al Teatro la Fenice di Venezia

Teatro Regio di Torino, Massimo di Palermo, La Fenice di Venezia o Petruzzelli di Bari: poco importa, “Fuori tutti!”, l’Opera, da domani, è “sotto costo”. Per protestare contro un decreto legge convertito nell’agosto di quest’anno che attenta all’autonomia e al sostegno pubblico alle attività, i lavoratori delle Fondazioni lirico sinfoniche di tutta Italia si sono dati appuntamenti venerdì 4 novembre al Teatro La Fenice di Venezia per un presidio speciale. I volantini fanno il verso agli annunci pubblicitari. È un modo per raccontare i tagli degli ultimi anni all’opera lirica, nata a Firenze nel 1600 e considerata un’eccellenza. Il nostro Paese è quinto al mondo per numero di recite all’anno -dopo Germania, Usa, Francia e Austria- ma i finanziamenti alle Fondazioni in agitazione sono diminuiti del 50% negli ultimi dieci anni.

Un altro momento del presidio dei lavoratori delle Fondazioni lirico sinfoniche di fronte al Teatro La Fenice di Venezia il 4 novembre - © Sara Michieletto
Un altro momento del presidio dei lavoratori delle Fondazioni lirico sinfoniche di fronte al Teatro La Fenice di Venezia il 4 novembre – © Sara Michieletto

La strategia del Governo in carica è contenuta in un articolo del decreto 113 del giugno di quest’anno, poi convertito con una legge d’agosto, la “legge 160”. L’articolo “incriminato” s’intitola “Misure urgenti per il patrimonio e le attività culturali e turistiche”, ma le espressioni più utilizzati sono “pareggio economico”, “equilibrio strutturale di bilancio”, “piani di risanamento”. Con traguardi posti al 31 dicembre 2018 che, secondo i lavoratori delle Fondazioni, altro non sono che l’anticamera del declassamento a “teatro lirico-sinfonico”. Creatura nei confronti della quale lo Stato rinuncia a partecipazione e vigilanza. I “principi di efficienza, efficacia, sostenibilità economica e valorizzazione della qualità” stabiliti per legge si tradurranno di fatto nel reperimento di risorse private, capacità di autofinanziamento e rispetto di “equilibri” economici e finanziari. Altrimenti, per quelle “fondazioni che non raggiungano il pareggio di bilancio”, prosegue la norma, toccherà “prevedere opportune riduzioni dell’attività, comprese la chiusura temporanea o stagionale e la conseguente trasformazione temporanea del rapporto di lavoro del personale, anche direttivo, da tempo pieno a tempo parziale, allo scopo di assicurare, a partire dall’esercizio immediatamente successivo, la riduzione dei costi e il conseguimento dell’equilibrio economico-finanziario”.

I volantini distribuiti dai lavoratori delle Fondazioni contro l'art. 24 del decreto 113 del giugno di quest'anno
I volantini distribuiti dai lavoratori delle Fondazioni contro l’art. 24 del decreto 113 del giugno di quest’anno

“Il presidio di venerdì -spiega il neonato Comitato nazionale dei lavoratori delle Fondazioni lirico sinfoniche- sarà composto dai colleghi veneziani e da delegazioni di lavoratori provenienti da tutta l’Italia. L’occasione è la prima assoluta dell’opera Aquagranda di F. Perocco, Regia di D. Michieletto per il 50° anniversario dell’alluvione del 1966”.
Nello stesso tempo avrà luogo un volantinaggio presso le altre sedi italiane delle Fondazioni Lirico Sinfoniche, presso alcuni Conservatori di musica e presso le sedi dei principali quotidiani nazionali.


Cagliari, il presidio dei lavoratori delle Fondazioni dinanzi alla sede RAI
Cagliari, il presidio dei lavoratori delle Fondazioni dinanzi alla sede RAI

“È la prima volta che i lavoratori delle Fondazioni di tutta Italia si uniscono -prosegue il Comitato- superando le distanze geografiche per chiedere con forza un adeguamento dell’investi- mento culturale da parte dello Stato Italiano ai livelli europei (Italia penultima in Ue) e un credibile intervento di riforma legislativa del sistema con il fine di assolvere lo scopo sociale intrinseco ai teatri: la cultura per tutti, in contrapposizione alla visione elitaria dell’attuale assetto”.
La mobilitazione non riguarda solo Venezia. Gli altri teatri coinvolti sono il Comunale di Bologna, il Lirico di Cagliari, il Maggio Musicale Fiorentino, la Scala di Milano, il Carlo Felice di Genova, il San Carlo di Napoli, il Teatro dell’Opera di Roma, il Regio di Torino, il Verdi di Trieste, la Fenice di Venezia e l’Arena di Verona.

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